Luca Zaia nel mirino dei no vax: "Se ti prendo ti sparo in bocca". Scoperto chi lo minaccia di morte
Luca Zaia, dietro l'usuale espressione di granito, è il leghista con più self-control del mondo, e quindi non lo dice. Però lo pensa. Se continuiamo così scivoliamo davvero lungo crinale di una guerra civile. «Mi hanno scritto "Se ti prendo ti sparo in bocca"», rivela il governatore del Veneto parlando ai cronisti sulle centinaia di minacce quotidiane No Vax ricevute, e le decine di querele contro ignoti che ora ingolfano le scrivanie di piemme esausti e volenterosi. «L'hanno identificato (il persecutore, ndr). Era un militare con famiglia. Gli ho chiesto di fare volontariato, non voglio rovinarlo. Ha iniziato a farlo alla Croce Rossa, era la mia condizione per ritirare la querela». Mai visto Zaia così preoccupato.
CRESCENDO - Qua, ora, è tutt' un crescendo shakespeariano, s' avvistano le streghe del Macbeth dietro la nuvolaglia feroce del dissenso. Intimidazioni, insulti, contumelie e minacce sempre spinte da parte dei No Vax e No Green pass stanno arroventano il clima. Zaia, sorvegliato speciale da chi lo minaccia e da chi lo protegge, stavolta si sfoga: «Le mie abitudini? Non le ho cambiate, anche ieri sono stato per campi a passeggiare, ma non è vivere. Noi abbiamo presentato decine di querele, abbiamo l'obbligo istituzionale di segnalare quello che ci viene scritto, perché non sappiamo chi ci sia dietro a queste minacce, se un lupo solitario o un'organizzazione. Solitamente queste denunce vengono archiviate, è facoltà del magistrato, ma è pur vero che se si vede un flusso di queste minacce bisognerebbe chiedersi cosa stia accadendo in questo Paese». E continua: «Se sono impunite diffamazione e ingiuria, tutti si sentiranno legittimati a diffama ree ingiuriare. I canali Telegram e le altre chat social andrebbero oscurati? Il problema non è il canale, non chiudiamo le strade perché le persone muoiono negli incidenti, ma quello che ci entra e quello che uno scrive». Zaia parla di «brutto clima, alimentato da fake news e da gente fuori dite sta, soprattutto nei social» che rischia di lasciare «una società spaccata in due fazioni come accadde dopo la Seconda Guerra Mondiale». Non ha torto, ad onore delve ro. Mentre si discute di terza dose, di vaccinazione eterologa, di dosi in eccesso di PfIzer e Moderna non ci accorgiamo di una metamorfosi sociale: la libertà di parola s' è via via trasformata in eccesso e minaccia. Si è creato un substrato ideologico «che non può essere sempre liquidato come critica politica. La legge va rivista, sottovalutare è sbagliato. Sono 20 mesi che queste farneticazioni vanno avanti», afferma il Presidente del Veneto. Tra l'altro, lo fa in controtendenza assoluta rispetto a quella parte della Lega che traccheggia e addirittura sobilla i No Vax. Zaia - come tutti gli amministratori che masticano i problemi del territorio combatte il virus - non ha tempo per le strategie elettorali nazionali. Se a questo sia aggiungono prima le riprese di casa mandate in rete con la tecnica dei bersagli delle Brigate Rosse; e poi le accuse complottarde («Siamo certi che le date del lockdown e le restrizioni sono state pianificate, che i tamponi servono per inserire microchip, che i vaccini servono a portare soldi alla case farmaceutiche») ; be', è abbastanza normale che alla fine uno s' incazzi.
IL SUO J' ACCUSE - Zaia, nel suo j' accuse, insiste su due elementi. Il primo è che ognuno dev' essere libero di manifestare costituzionalmente le proprie idee, e ci mancherebbe altro. Il secondo è la constatazione che si sia lasciato un terreno vergine di informazione istituzionale nel quale galoppano negazionisti e revisionisti del vaccino: non si è formata una task force mediatica che possa controbattere con evidenze scientifiche alle fake e snebbi i cervelli degli incerti. «In politica, c'è chi parla e poi si scusa: in Veneto si dice prima de parlar tasi», evidentemente riferito anche a molti suoi compagni di partito ardimentosi avventurieri della gaffe sanitaria. Molti, in queste ore, ricordano il precedente di fine dicembre 2020 quando gli odiatori, dopo aver minacciato Zaia davanti alla sua abitazione, postarono sul web un video con la musica del Padrino in sottofondo e il minaccioso invito a «portare un caloroso saluto natalizio al vostra pastore Luca Zaia». Atti intimidatori graziosamente accompagnati dalla geolocalizzazione, appunto, dell'abitazione di Zaia. La morale, al netto delle ovvie espressioni di solidarietà (nella stessa condizione è pure il ministro Speranza), è che Digos e Polizia postale passano al setaccio le chat degli haters e producono decine e decine di iscrizioni nel registro degl'indagati al giorno. Ma oltre, finora, non andiamo. Sarebbe il caso, in attesa dell'effetto gregge, di metterci l'elmetto...
Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev agenziavista.it
di Francesco Specchia