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Luigi Di Maio, retroscena Minzolini: ha deciso di mollare tutto dopo il no di Di Battista a diventare ministro

Il primo pensiero di Luigi  Di Maio sulle ragioni delle sue dimissioni da capo politico del movimento cinquestelle va a se stesso. "Non ne potevo più - scrive Augusto Minzolini nel suo editoriale sul Giornale venerdì 23 gennaio -, l' altro giorno mentre ero con Putin avevo il telefonino che continuava a suonare perché il senatore Emanuele Dessì, il dissidente ma non troppo, voleva leggermi il suo comunicato, critico ma non troppo". Il secondo va al suo futuro, naturalmente nel governo. "Io resto osserva a fare il ministro degli Esteri. A 34 anni posso farmi delle relazioni a livello internazionale che potrebbero tornare utili a me e al movimento". Il terzo va al gemello politico che lo ha deluso: "Se io fossi stato al posto di Alessandro (Di Battista, ndr) e lui avesse ricoperto il mio ruolo, non avrei fatto quello che lui ha fatto a me. Io ho deciso questo passo prima di Natale...". Per approfondire leggi anche: Giorgia Meloni punge Luigi Di Maio E quei puntini di sospensione, per gli amici che lo conoscono, stanno a significare che l' ultima spinta al gesto è stata il rifiuto del Dibba di diventare ministro dell' Istruzione dopo che Lorenzo Fioramonti aveva mollato l' esecutivo. Infine, ultimo pensiero, ma forse il primo per importanza, la garanzia che questo governo sopravviverà: "Forse ci sarà qualche problema, perché il movimento è come una maionese impazzita, ma alla fine terremo. Io ho una visione diversa da Patuanelli, il suo riformismo non c'è più, è quello del secolo scorso. Ma sicuramente ha una grande capacità di tenere tutti insieme. Lo ha dimostrato come capogruppo al Senato: andato via lui il gruppo è esploso".

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