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Pier Ferdinando Casini, in Libia affonda l'Italia: "Immigrati e petrolio. Colpa di Di Maio? No, di Macron"

La situazione in Libia precipita e l'Italia è sparita. Pier Ferdinando Casini, intervistato dalla Stampa, punta il dito contro la nostra irrilevanza, "ma evitiamo l'ipocrisia di dire che il problema di politica estera nel nostro Paese si chiami Luigi Di Maio. I problemi vengono da lontano e sono molto più complessi", nota l'ex presidente della Camera, oggi presidente dell'Interparlamentare.  Leggi anche: "Sveglia". Di Maio dorme, Casini ha un messaggio per lui: disastro Farnesina La strage di cadetti a Tripoli di sabato ha segnato, di fatto, l'inizio della guerra "vera" per il controllo della capitale. Il presidente riconosciuto dall'Onu Al Sarraj accusa le truppe del leader della Cirenaica Haftar, che a sua volta tira in ballo milizie jihadiste. Un caos in cui si inseriscono le potenze straniere: la Turchia appoggia al Sarraj e il presidente Erdogan invia i suoi militari per reggere l'urto del conflitto via terra e via mare. La Russia e la Francia invece sostengono Haftar, con Putin che da mesi ha messo a disposizione del generale ribelle cecchini specializzati, contractor e tecnologia militare di primo livello. "In tutto lo scenario mediterraneo e in Libia è in atto un confronto per l'egemonia tra la Turchia neo-ottomama e la Russia - conferma Casini -. In Libia si ripropone lo scenario siriano e i player, alla faccia dell' Europa, sono sempre Erdogan e Putin, il quale beneficia del ritiro di Trump dal Medioriente. Ma si tratta di un fenomeno iniziato prima di questa Amministrazione: a cominciare fu Obama. Trump lo interpreta in maniera rozza ma il processo è in corso da tempo". Europa schiacciata, Italia assente: "A un centinaio di chilometri dalle nostre coste vengono gestiti questioni che riguardano il petrolio e l'immigrazione e ce li faremo gestire da altri che decideranno, a loro piacimento, di aprire e chiudere i rubinetti energetici e migratori". Dito puntato su Emmanuel Macron: "Diciamo una cosa sulla Francia: le velleità di Parigi hanno solo indebolito l'Europa. Nonostante gli impegni europei, ha sostenuto Haftar ma non ha ottenuto nulla. Oggi il padrone sul campo è Haftar, sostenuto da Putin e dall' Egitto ben più che da Macron". Resta la difficoltà oggettiva del ministro degli Esteri Di Maio, che dovrebbe guidare la missione europea in Libia, sempre più in bilico: "Ci siamo illusi che gli Stati Uniti delegassero a noi la questione libica. Vogliamo salvarci la coscienza dicendo che la colpa è di Di Maio? Certo, mi auguro che si occupi più della politica estera che dei 5 Stelle, ma dobbiamo essere onesti: è una situazione che si trascina da tempo. Siamo irrilevanti in un contesto di irrilevanza europea". E il fatto che Donald Trump ci abbia ignorato sul caso Iran lo conferma: "Non mi piace infierire, ma è chiaro che, tra le medie potenze europee, l'Italia è la più debole. Alziamo lo sguardo dalle cose di casa nostra: siamo di fronte alla morte del multilateralismo. Una volta la parola delle Nazioni Unite aveva un peso. L'altro giorno al Senato ho sentito il segretario generale Guterres ammettere che sulla Libia i suoi richiami sono rimasti senza esito".  Nel video di Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev, Salvini accusa: "In Libia eravamo protagonisti, ora siamo scomparsi"

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