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Open, Matteo Renzi accerchiato: indagano anche sul mutuo per la villa, un clamoroso sospetto su quei soldi

«Chi decide oggi che cosa è un partito? La politica o la magistratura?». Il day after la riesplosione del caso Open per Matteo Renzi si è aperto con un interrogativo che solo sulla carta è di pura filosofia politica. In realtà per l' ex premier e leader di Italia Viva su ciò «si gioca una sfida decisiva per la democrazia». Per questo motivo il dispositivo del contrattacco scelto dall' ex premier, nei confronti dei risvolti dell' inchiesta e di chi la cavalca politicamente, è chiamare in causa «tutti i livelli istituzionali per sapere se i partiti sono quelli previsti dall' articolo 49 della Costituzione o quelli decisi da due magistrati fiorentini».  Leggi anche: "Sono passati dal mostro di Scandicci al senatore". Renzi a valanga contro i pm di Open Continua ad essere serrata la reazione dell' ex premier al «massacro mediatico» scaturito dall' attacco giudiziario della Procura di Firenze nei confronti del suo arcipelago. La replica ieri è stata affidata a tutti i mezzi disponibili: i canali social, i capigruppo, le conferenze stampa e un' Enews «straordinaria», dove Renzi - spiegando che «se qualcuno pensa di intimorirmi» promette che starà più in tv, in radio e su tutte le piattaforme - è tornato a mettere in guardia anche gli alleati-avversari a 5 Stelle e il loro rapporto con la Casaleggio Associati: dato che questa «invasione» della magistratura nella vita politica a suo avviso sta «creando le condizioni perché chiunque possa definire partito, un domani, una Srl o un' associazione. Persino una bocciofila». Il rilancio - Da quell' orecchio però Luigi Di Maio non ci sente. Come era prevedibile, infatti, il capo politico dei 5 Stelle non solo ieri è tornato a chiedere l' istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta ma si aspetta che questa debba rappresentare un «Grande fratello» obbligatorio per tutti, a prescindere dagli eventuali rilievi penali. «Dobbiamo fare una commissione d' inchiesta sui fondi ai partiti, comprese associazioni, fondazioni e movimenti, ci dobbiamo sottoporre tutti», ha spiegato, perché serve «trasparenza anche su atti legali». A Porta a Porta, poi, Di Maio ha preso di mira frontalmente Renzi: prima definendo «ingiuste» le sue parole contro i pm e poi paragonandolo a Salvini («I due Matteo sono accomunati da questo atteggiamento verso i magistrati»). Diplomatico nei toni, un po' meno nella sostanza il Guardasigilli Alfonso Bonafede: «Non entro nel merito del caso», ma «pretendo che ci sia rispetto della magistratura». Di diverso avviso Renzi secondo il quale si è in presenza «di un vulnus al gioco democratico, una ferita», non per la presenza di un' indagine («Noi diamo il massimo rispetto ai magistrati») o per la commissione («Si indaghi però anche sulle srl che hanno rapporti con partiti e o movimenti...»), ma per il diritto di partecipazione pubblica dei cittadini: «In nome di un principio clamorosamente sbagliato (la trasformazione di Open in un partito, ndr) chi finanzia l' attività di Italia Viva ha la certezza di essere perquisito». Alla luce di tutto ciò l' ex premier ha condiviso con i suoi follower un sospetto: «L' attenzione speciale» dei magistrati nei suoi confronti. Quella sulla fondazione, infatti, «è l' ennesima indagine di due magistrati che adesso hanno deciso che ho fatto un partito politico senza che io lo sapessi», che nel 2019 «hanno deciso per l' arresto dei mie genitori che altri magistrati e giudici hanno annullato». Troppo per l' Anm che a fine giornata ha vergato una nota durissima nei confronti dell' ex premier respingendo «con fermezza l' ennesimo attacco all' autonomia ed indipendenza della magistratura» reputando «gravissime le dichiarazioni di un esponente delle istituzioni che, per reagire ad un' iniziativa giudiziaria, attacca personalmente i magistrati titolari dell' indagine». Il prestito - Non è mancato anche ieri, infine, il colpo di scena. E ancora una volta c' è di mezzo una casa. Secondo una rivelazione de l' Espresso, infatti, la nuova villa di Renzi sarebbe stata acquistata grazie «anche» a un prestito di una famiglia di imprenditori (i Maestrelli) finanziatori proprio di Open. La replica di Renzi? Sul fatto in sé ha assicurato che «la vicenda non c' entra niente con Open. Il prestito l' ho restituito e la casa l' ho acquistata con i miei guadagni che sono pubblici». Sulla notizia fuoriuscita, invece, è pronta la denuncia per violazione del segreto bancario. Di qui l' ulteriore sospetto: «Ho posto una legittima domanda: i magistrati hanno il potere di trasformare le fondazioni in partiti? La risposta è stata la casuale diffusione di una velina su una mia vicenda privata. Coincidenze, si capisce...», ha chiosato sarcastico su Facebook anche se «scorre un brivido lungo la schiena. Vi sembra normale una cosa del genere?». La conclusione è un guanto di sfida alla stessa Procura: «Intanto sporgo denuncia penale per sapere chi ha diffuso questa notizia: sono certo che la procura di Firenze sarà tempestiva nell' indagare sui colpevoli». di Antonio Rapisarda  Video di Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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