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Beppe Grillo, la rabbia contro Luigi Di Maio: "Basta parlare di poltrone", il messaggio "nascosto"

Compagni, riproviamoci. Dopo l' alta tensione di venerdì, la pattuglia pentastellata prova a ricompattarsi attorno a Luigi Di Maio. Il capo politico dei Cinquestelle, ieri, è stato chiuso in un appartamento a due passi dal Pantheon in una sorta di war room con i suoi fedelissimi: i due capigruppi, Patuanelli e D' Uva, Max Bugani, Nicola Morra, Riccardo Fraccaro, la pasionaria Paola Taverna e il battitore libero Alessandro Di Battista in collegamento via Skype come Alfonso Bonafede. Proprio Dibba è sceso in campo per dare man forte a Luigi dopo che una fronda interna di ortodossi era pronta a sfiduciare il capo politico con un documento che circolava nelle chat interne. Un testo che, di fatto, sfiduciava Di Maio ed elogiava l' operato di Giuseppe Conte, nuovo riferimento per tanti M5S.  Leggi anche: "Miserabile prodotto di scarto". Becchi mai così brutale: il tradimento di Grillo Di Battista ha mandato un messaggio alla base, dicendo che «Luigi ha fatto benissimo» a insistere sui 20 punti. «Ha parlato come avrei parlato io e migliaia di attivisti. Il Movimento ha un enorme potere contrattuale» ed è «paradossale» che il Pd possa bollare le nostre idee come ultimatum. Se il Pd fa saltare tutto lo spiegherà agli elettori». Dopo l' ora di pranzo, però, ottenuto dai dem l' ok ad alcuni cavalli di battaglia grillini, tra cui il taglio dei parlamentari, la revoca delle concessioni autostradali, lo stop alle trivelle, i toni si sono calmati. «Cauto ottimismo», «positiva ricognizione su temi», «passi avanti», è il leit motiv di Patuanelli e D' Uva e rispetto all' ipotesi che Conte, logorato da M5S e Pd, dovesse rinunciare a formare un governo, la pattuglia pentastellata ha tirato un sospiro di sollievo. Peccato che resti il nodo del vicepremier su cui Di Maio non intende cedere. «Quel ruolo mi spetta, anzi ci spetta. Non mollo di un millimetro e Conte dovrà risolvere questo impasse», ha ripetuto il leader. Ma non sono i dem al centro dei pensieri di Gigino, in questo momento, piuttosto è al premier incaricato che si rivolgono gli "ultimatum" del ministro del Lavoro. «Deve decidere lui la squadra e lui sa che il Movimento deve esprimere il vicepremier. Se ne vogliono uno anche del Pd, ok, ma allora siano due». Richiesta, finora, respinta al mittente. Così come, a livello europeo, i grillini auspicano che la scelta di un commissario ricada sul Movimento. «Dare il commissario europeo al Pd sarebbe un errore imperdonabile», twitta l' europarlamentare Ignazio Corrao, «durerà 5 anni (a prescindere da quanto duri il governo) e sarà il massimo rappresentante del nostro Paese in Ue». A sera, però, rispunta Grillo a zittire la smania di posti. Il garante cita il Pd, ma parla anche al suo Di Maio: «Voglio euforia, basta parlare di poltrone. Sono esausto. Ragazzi del Pd, è il vostro momento questo, abbiamo un' occasione unica. E allora cerchiamo di ricompattare i pensieri, di sognare un attimo a dieci anni con la visione. Abbiamo un' offerta di tecnologia immensa, dobbiamo decidere che tipo di società vogliamo». Già, la tecnologia. Tra lunedì e martedì dovrebbe tenersi il voto sulla piattaforma Rousseau per benedire l' unione giallorossa. Ma senza un accordo sul vicepremier rischia di essere un bluff anche quello.  di Brunella Bolloli Video: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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