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Autonomia, rottura tra Lega e M5s: "Così non si va avanti", "la vergogna delle gabbie salariali"

Ancora niente accordo sull'Autonomia. Lega e Movimento 5 Stelle sono punto a capo: il tavolo a Palazzo Chigi è stato interrotto e posticipato. "Inutile sedersi a un tavolo che non funziona, con persone che il giorno prima chiudono accordi e poi cambiano idea e fanno l'opposto", hanno tuonato i leghisti. Poi le durissime da Matteo Salvini: "Così non si va avanti, non è possibile. Prima si fa un passo avanti e poi si fanno due passi indietro". Poi le bordate dei grillini, che attaccano il Carroccio sulla retribuzioni: "La Lega ha proposto di inserire le gabbie salariali, ovvero alzare gli stipendi al Nord e abbassarli al centro-Sud. Per il M5S è totalmente inaccettabile", replica Luigi Di Maio. Ancora una volta scontro totale, muro contro muro. Ancora una volta non si capisce come faccia a restare in piedi questo governo che non è d'accordo mai, su nulla. Leggi anche: Vittorio Feltri, amarissima verità sull'Autonomia: ecco perché la Lega deve rassegnarsi "Una simile proposta - hanno continuato dal Movimento - spaccherebbe il Paese e la consideriamo discriminatoria e razzista. Impedirebbe ai giovani di emanciparsi, alla famiglie di mandare i figli a studiare in altre università. Diventerebbe difficile e costoso anche prendere un treno da Roma e Milano". Per il leader pentastellato il vero problema non è l'Autonomia: "Il tema è che stamattina il tavolo si è bloccato sulla regionalizzazione della scuola. Noi crediamo che un bambino in Italia non scelga in quale regione nascere e non è giusto che si dica che, siccome una regione ha più soldi, i bambini che nascono lì hanno più diritto all'istruzione di altri bambini che nascono in una regione in cui ci sono meno soldi". Nel video (Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev) le parole di Erika Stefani contro il M5s Le gabbie salariali - secondo i 5 Stelle - sono già state  utilizzate in passato con pessimi risultati, tanto da essere abolite nel '72. "Reintrodurle significherebbe riportare l'Italia indietro di mezzo secolo. Follia pura" inveiscono. Ma i leghisti non hanno ceduto ed è stato proprio Luca Zaia, forte sostenitore dell'autonomia della sua Regione Veneto, a sostenere la presa di posizione di Salvini: "Siamo davanti a una farsa, un'autentica farsa. Sono stanco di vedere come alcuni vogliono portare l'autonomia verso l'agonia. Sappiano però che, finché ci sarò io, l'autonomia non sarà morta né, tanto meno, le istanze dei veneti".

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