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Gene Gnocchi, la battuta sulla Petacci mette nei guai Floris: pronto un esposto all'Ordine dei giornalisti

Non si placa la polemica dopo la battutaccia di Gene Gnocchi su Claretta Petacci e "la maiala" detta nell'ultima copertina di Dimartedì su La7. E non è passata del tutto inosservata la reazione che il conduttore Giovanni Floris ha avuto dopo quelle parole, archiviandole rapidamente con una risata e il commentino: "Un nome familiare". Una reazione che potrebbe costare che potrebbe costare caro a Floris, già nel mirino di un gruppo di giornalisti che vorrebbe presentare un esposto all'Ordine, come riporta il Giornale. Nella bozza del testo i giornalisti denunciano al presidente Claudio Verna: “Nel corso della trasmissione ‘Di Martedì', condotta da Giovanni Floris su La7, andata in onda il 16 gennaio 2018, il comico Gene Gnocchi ha gravemente offeso la memoria e la dignità della signora Claretta Petacci, seviziata, presumibilmente violentata, e uccisa il 28 aprile 1945, a causa del suo legame sentimentale con Benito Mussolini”. Leggi anche: "Ridi pagliaccio...", Gnocchi massacrato: la prima pagina durissima Secondo i firmatari dell'esposto, quindi, “posto che il conduttore di un programma televisivo svolge a tutti gli effetti il ruolo di direttore responsabile dei contenuti, Giovanni Floris avrebbe dovuto esercitare il controllo in capo al direttore responsabile previsto dalla legge 47 del 1948. Non lo ha fatto. Avrebbe - estrema ratio - potuto dissociarsi dalle parole del comico. Non lo ha fatto”. Floris, denunciano i colleghi, “ha semplicemente avallato l'oltraggio nei confronti della signora Petacci offendendo la dignità di una donna e il rispetto che si deve ai defunti”. Leggi anche: "Petacci maiala", parla Gnocchi: la difesa imbarazzante E quindi i denuncianti chiedono agli organi di disciplina dell'Ordine di verificare “l'esistenza della violazione degli articoli previsti dalla legge sulla stampa, tra i quali omissione di controllo, pubblicazioni a contenuto impressionante o raccapricciante; per la violazione del codice deontologico della professione giornalistica laddove parla di tutela della dignità dell'essere umano. Una tutela – non Le sfugge gentile Presidente - che dovrebbe, in questo caso, essere esercitata con maggiore garanzia in quanto si stava oltraggiando una donna morta da innocente, presumibilmente violentata, brutalmente uccisa, il cui corpo fu esposto al pubblico ludibrio a Piazzale Loreto a Milano”.

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