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Come conquistare e tenersi una donna: i consigli di Ovidio validi da 2000 anni

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Cari uomini, se volete trasformarvi in infallibili don Giovanni, o se mirate alla conquista di una donna sola, affidatevi ai consigli del poeta latino Ovidio, contenuti ne “L’arte di amare”, opera scritta tra il 20 ed il 15 avanti Cristo, eppure straordinariamente attuale. All’epoca essa fu messa al bando e causò ad Ovidio l’esilio. A distanza di oltre 2000 anni dalla sua prima uscita l’Ars amatoria ci viene in soccorso per raccapezzarci in quel misterioso universo costituito dalle relazioni tra uomo e donna. In fondo, i tempi cambiano, ma l’amore no. “Per prima cosa impegnati nel ricevere l’oggetto che vuoi amare. La seconda fatica da affrontare è riuscire a piegare la resistenza della ragazza che ti piace, la terza ottenere che questo rapporto amoroso duri per un lungo tempo”, esordisce Ovidio, che fornisce di seguito una rassegna dei luoghi di caccia migliori in cui imbattersi in donne belle e meno belle, giovani e meno giovani, di cui la florida città di Roma è gremita: vie lungo i portici, teatro, circo, durante le corse dei cavalli, banchetti, cerimonie pubbliche, persino il foro. Non serve andare troppo lontano per trovare l’amore, sottolinea il poeta. Esso è a due passi da noi, ma la ragazza giusta “non te la vedrai piombare giù dal cielo: te la devi cercare con i tuoi occhi”. Occorre rompere il ghiaccio con parole amichevoli e semplici e non risparmiare atti di cortesia. Secondo Ovidio, il vino “apre l’animo alla disponibilità” e rende sinceri ed allegri, eppure esso può annebbiare la vista e “non aiuta a valutare la bellezza”.

“Le donne provano tutte piacere nell’essere ricercate”, “si lascino i primi approcci al maschio”, sottolinea il poeta, esortando il lettore sia a non aspettare da lei la prima mossa sia a provarci con tutte, anche con quelle più ritrose. Pur essendo “ogni momento sicuro per andare a caccia di ragazze”, Ovidio consiglia di “rimandare l’impresa” in prossimità di compleanni e feste, perché il corteggiamento potrebbe diventare dispendioso. “Guarda al giorno del compleanno dell’amante con sacro terrore e considera un giorno di lutto quello in cui c’è da fare un regalo. Ma anche se sarai bravo a svicolare, comunque un furto te lo farà: una donna trova sempre il modo di spillare soldi ad un amante appassionato. E che dire di quando, per chiedere regali, ricorre ad una bella torta salata o del fatto che è il suo compleanno tutte le volte che le fa comodo? Chiedono in prestito un sacco di cose che poi non vogliono restituire: tu le perdi e ci rimetti soltanto, senza niente in cambio”. Che tirchio Ovidio! Ma le lettere d’amore, le dolci paroline, le lacrime, le preghiere, le promesse, non costano nulla, ed in queste Ovidio consiglia agli uomini di abbondare, mantenendo un linguaggio che sia colloquiale. Neanche i complimenti vanno risparmiati: “nessuno scrupolo ad esaltarle il volto, i capelli, le dita affusolate e il piede leggiadro”.


Bandite le cure eccessive ai capelli, le forcine per tenerli fermi, come la depilazione delle gambe. Per il poeta l’uomo deve fare l’uomo. “Al maschio si addice una bellezza un po’ trasandata. Il tuo obiettivo sia un aspetto accuratamente ordinato, fatto di una toga della giusta misura e priva di macchie. Barba e capelli vanno tagliati da mani esperte, le unghie tenute corte e pulite, e niente peli che escono dalle narici. Niente alito pesante e bando a quel fetore da caprone che è un vero tormento per il naso”. E poi si arriva al primo appuntamento. Cari uomini, Ovidio vi suggerisce alcune astuzie di sicuro effetto. “Cerca di afferrare la coppa che lei ha portato alle labbra, di bere lì dove ha bevuto lei; prendi poi il cibo dal piatto di portata dal quale si è servita lei con le sue dita e, mentre ne prendi, toccale la mano”.
Secondo Ovidio, per piacere occorre essere se stessi e valorizzare le proprie doti, rendendole punti di forza. Tuttavia, nel corteggiamento la simulazione è ammessa: “devi recitare la parte dell’innamorato, ricorri ad ogni stratagemma perché lei ne sia convinta. Più di una volta comunque è accaduto che chi facesse finta si sia poi innamorato davvero e sia diventato ciò che all’inizio aveva finto di essere”, e ancora “l’amore si faccia strada sotto la copertura della parola amicizia”. 


Attenzione ai rivali. “Non è cosa sicura decantare tanto l’oggetto del tuo amore con il tuo compare”, mette in guardia Ovidio, che aggiunge: “non è dal nemico che deve guardarsi l’innamorato. Stai attento al parente, a tuo fratello, all’amico caro”. Nel secondo libro, o capitolo, Ovidio passa in rassegna le tecniche per mantenere vivo l’amore, impresa che richiede, a giudizio dello stesso autore, un’abilità superiore a quella necessaria per la conquista. “Si ricorra per essere amati all’amabilità. Per tenerti una signora, alla bellezza fisica devi aggiungere l’intelligenza”, scrive il poeta, che considera fondamentali due qualità: tenerezza e pazienza. “Alla tua donna portale dolci lusinghe e parole, così che possa essere contenta delle tue visite”. È bene sapere mettere da parte l’orgoglio e fare pace. Mai deve dimenticare l’uomo di lodare la sua donna, anche a letto, così la renderà più disponibile. Quando lei si ammala, lui deve essere presente e prendersene cura. Ovidio incita il sesso forte a tenere nascosti i tradimenti e a negare persino davanti all’evidenza. Il modo migliore per nascondere le scappatelle non è, secondo il poeta, recare doni, sintomo di colpevolezza, bensì andare a letto con la propria donna. Tuttavia, un po’ di gelosia riaccende l’amore. “Riattizzale la passione, se si è raffreddata”, ma non farla spasimare troppo a lungo, continua Ovidio.  Le faccende d’amore richiedono pudore, lealtà e riservatezza, l’uomo non dovrebbe farsi vanto delle sue conquiste. Mai sottolineare i difetti fisici della propria donna e mai scartare quelle più avanti con l’età (sopra i trentacinque anni), che a letto sono le più esperte. “Il piacere non deve essere una cosa veloce, va stuzzicato e ritardato. Non ti fare mettere freni dal pudore” e, soprattutto, “all’orgasmo occorre arrivarci insieme”.
Avvertenza: “le gioie, per chi ama, sono poche, meno di quanti sono i dispiaceri, e quindi costoro si preparino in cuor loro a tante sofferenze”.
 

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