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Manovra, dal Reddito di cittadinanza alle pensioni: Meloni ruba ai poveri? Una balla

Una manovra che ruba ai poveri per dare ai ricchi? Si può criticare il governo per aver disperso le poche risorse a disposizione su troppi capitoli di spesa o per non aver trovato più quattrini per quelle misure shock chieste dagli imprenditori. Ma di macelleria sociale non ve n’è traccia. Vediamo i numeri. I capitoli nel mirino sono sostanzialmente due, la stretta sul reddito di cittadinanza e l’allargamento della flat tax. Sul primo punto le stime dell’esecutivo prevedono un risparmio di spesa di circa 700 milioni. Bisogna ricordare che la finanziaria dello scorso anno ha rifinanziato la misura con oltre un miliardo di euro l’anno, facendo salire la dote a circa 8,8 miliardi. In altre parole, malgrado il taglio nel 2023 al sussidio grillino andranno più risorse di quelle del 2021. L’altro punto è il “regalo” agli autonomi. Il sostegno al popolo delle partite Iva, sommando l’allargamento dell’aliquota al 15% fino ad 85mila euro di reddito e sulla quota incrementale dei guadagni, si traduce in una spesa di 300 milioni. Tralasciamo gli oltre 20 miliardi destinati a compensare il caro bollette. Per il taglio del cuneo fiscale ai lavoratori dipendenti al di sotto dei 35mila euro di reddito sono stati stanziati 4,8 miliardi. Molto robusto è anche il sostegno alle famiglie, che complessivamente cuba circa 2 miliardi. Qui figurano il taglio dell’Iva per i prodotti dell’infanzia e gli assorbenti, l’incremento dell’assegno unico per le famiglie numerose a basso reddito e un fondo di 500 milioni per chi guadagna fino a 15mila euro l’anno. Ma non è finita. Da una parte c’è la “tragica” sforbiciata al superbonus, risparmio stimato: 300 milioni su 60 miliardi di crediti fiscali già prenotati dai cittadini. Dall’altra ci sono le pensioni. Con quota 41, il governo nel 2023 guadagnerà 1,6 miliardi. La flessibilità in uscita è infatti più che compensata dal taglio degli adeguamenti all’inflazione degli assegni più alti. Quelli sotto le quattro volte il minimo, nel nome della macelleria sociale, saranno invece rivalutati del 120%.

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