Scuola, formazione e lavoro: il sentiero obbligato per dare un futuro all'Italia. Esperti, politici e manager a confronto nell'evento multimediale di Libero
Sandro Iacometti
Secondo l'Ocse i percorsi formativi e professionali dei giovani italiani sono ulteriormente peggiorati dopo la crisi sanitaria, soprattutto nella fascia 25-34 anni. L'istat spiega che il tasso di occupazione dei laureati è sensibilmente più basso rispetto alla media europea, soprattutto per gli under 35, le donne e il Mezzogiorno. I neet (i giovani che non studiano e non cercano lavoro) nella fascia compresa tra i 15 e i 29 anni sono arrivati al 23,1%, record assoluto di tutta l'Unione europea, mentre secondo l'ultimo rapporto Unioncamere-Anpal ad ottobre la quota di figure professionali difficili da trovare sul totale delle assunzioni programmate dalle imprese ha raggiunto quota 45,5%, ben nove punti in più rispetto a un anno fa. In altre parole, quasi un posto di lavoro su due resta vuoto in mancanza di candidati.
Può permettersi l'Italia alle prese con una recessione alle porte, con la crisi energetica in atto e con l'inflazione alle stelle di non riuscire a incrociare la domanda e l'offerta di lavoro? Ha senso spendere quasi 200 miliardi per il Piano nazionale di ripresa e resilienza senza occuparsi del nodo irrisolto delle politiche attive per l'occupazione e del fatto che solo il 4,2% di chi ha un contratto lo ha trovato grazie ai centri per l'impiego? Nasce da qui l'idea del "Sentiero obbligato", l'iniziativa di Libero volta a capire cosa non funziona, cosa non si è fatto e, soprattutto, cosa si dovrebbe fare per dare un futuro all'Italia. La nostra scuola è adeguata al mondo che cambia, forma e indirizza i giovani? Esistono percorsi formativi in grado di fornire strumenti intellettuali e al tempo stesso completare il percorso di chi si affaccia al lavoro? Come possiamo mettere a frutto la disponibilità delle risorse professionali già esistenti, collegando il fabbisogno delle aziende con le competenze dei lavoratori? Queste sono alcune delle domande a cui nella diretta web del prossimo 11 novembre condotta da Paola Natali (visibile sul sito www.liberoquotidiano.it e sui nostri canali social) numerosi esponenti del mondo dell'università, delle professioni, della politica e delle imprese cercheranno di rispondere, stimolati dal direttore di Libero, Alessandro Sallusti, dal condirettore Pietro Senaldi e dal sottoscritto.
Il dibattito conclusivo sarà l'ultima tappa di un percorso che porteremo avanti anche sulle pagine di Libero con una serie di approfondimenti dedicati alle soluzioni trovate dalle principali aziende italiane per sopperire alla difficoltà di trovare sul mercato le adeguate professionalità. Molti, ad esempio, si sono fatti in casa la formazione. Altri collaborano con il sistema scolastico per fare in modo che lo sviluppo delle competenze e il collegamento con il mondo del lavoro sia al centro del percorso formativo degli studenti fin da giovani. Ma è chiaro che servirà anche un contributo attivo delle politiche pubbliche e l'insediamento del nuovo governo, che tra l'altro ha posto sin dall'inizio l'accento sull'importanza del merito e sull'attenzione alle problematiche del settore produttivo, è l'occasione migliore per avviare un confronto sulle idee e le proposte per provare, in fretta, a cambiare marcia. L'alternativa, se il Paese vuole uscire dalla maledizione degli zero-virgola di crescita del Pil da cui è riuscito a sottrarsi solo con il rimbalzo post-pandemico, non si pone. Il sentiero è obbligato.