Alcool e droghe, lo psichiatra Fabio Villa: "Perché sono i 'farmaci' del nostro secolo"
Il dottor Fabio Villa, psichiatra, parla a Libero Tv dei dati sull'utilizzo di stupefacenti e di alcool da parte dei più giovani: "Esiste un uso sociale degli stupefacenti, come per esempio la cannabis, che crea gruppo e aggregazione. Esiste anche un uso 'normotico' della sostanza, per esempio la cocaina, per aumentare la performance socio-relazionale o lavorativa. Esiste anche un uso 'festivo': qui esiste un cambio di paradigma rispetto al passato, ciascuno si isola nella sua sfera autistica e si contenta di un surrogato chimico di felicità. Un altro uso inquietante della nostra epoca e l'uso degli stupefacenti come automedicazione: i giovani hanno bisogno di anestetizzarsi dalle nevrosi di oggi, il vuoto, la depressione e l'ansia. Viviamo in una società che medicalizza la sofferenza: pensiamo alla crisi degli oppioidi negli Stati Uniti che ha generato un aumento della mortalità. E pensiamo all'uso smodato degli ansiolitici. Il vuoto da dove nasce? Durante la crescita i bambini non si annoiano più, ciascun momento vuoto viene riempito dal telefono o dalla televisione. Il vuoto non viene quindi utilizzato in maniera costruttiva per comprendere le proprie emozioni e riuscire a rappresentarle. L'altro riflesso di questo vuoto identitario è l'ansia: se la persona non si autogiudica in base ai suoi interessi e convinzioni, allora si autogiudicherà solo in base alla performance i cui standard, definiti dai social network, sono troppo alti. Le soluzioni non sono semplici: la droga non è la malattia della società, è il sintomo. Un ascolto non giudicante però è fondamentale per evitare di creare barriere ulteriori".