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Biennale di Venezia, fake news su disabilità e perbenismo: il "caso De Dominicis"

All’inaugurazione della Biennale di Venezia, Gino De Dominicis espose tre oggetti sotto il titolo Seconda soluzione di immortalità (l’universo è immobile): un quadrato disegnato per terra, una palla e una pietra. E poi c’era Paolo Rosa, un giovane down, che osservava i tre oggetti seduto su una sedia, di fronte agli spettatori. Era L'8 giugno 1972, e fu subito scandalo, intervenne la Procura di Venezia: che chiuse definitivamente la sala e denunciò l’artista di sottrazione d'incapace. De Dominicis venne assolto “perché il fatto non sussiste” soltanto nell’aprile del 1973. L’unica testimonianza di quelle due ore è la famosa fotografia di Gislind Nabakowski che ritrae Paolo Rosa mentre un’anziana signora si sporge nell’atto di togliersi gli occhiali. Per molti critici, come per esempio Achille Bonito Oliva, era un gesto maleducato che De Dominicis da vero artista qual’era non si preoccupò di commentare. Ma uno studio bibliografico de “L’arengario” ora spiega come andarono davvero le cose. Rintracciata l’autrice della foto, Gislind Nabakowskii denunciò che il suo scatto era stato manipolato: erano stati cancellati i cartelli col titolo delle opere.  La signora stava semplicemente e onestamente leggendo i titoli delle opere. Cancellando il cartello, il contraffattore voleva invece che non esistesse alcun dubbio sul senso di quel gesto: un gesto di maleducata incredulità, la rappresentazione plastica del perbenismo borghese. De Dominicis non aveva provocato niente e nessuno, aveva solo proposto un altro punto di vista indispensabile a unirci tutti e aiutarci a divenire civili.

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