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Picasso ossessionato dalla figlia di Matisse. Ecco come ha ridotto la sua tela più preziosa

Usare una tela di Henri Matisse come bersaglio per giocare a freccette o per spegnere mozziconi di sigaretta è un atto da folli, ma se a farlo c’è Pablo Picasso una ragione ci deve pur essere. E questa ragione l’ha trovata Sebastian Smee che nel suo libro Artisti rivali edito in Italia da Utet racconta di questi due grandi artisti, uno francese e l’altro spagnolo, uno pacato, dalle buone maniere e colto, l’altro spavaldo, ambizioso, donnaiolo. L'amicizia con Matisse smuoveva in Picasso sentimenti competitivi, tanto da trasformarsi nel tempo in vera e propria ossessione. La competizione tra i due (sentita più da Pablo che da Henry) non si limitava solo al campo artistico, ma trovava forma anche in ambito affettivo, verso la figlia di Matisse, Marguerite presente durante il loro primo incontro.  Era il 1906 nello studio di Picasso, al tempo ventiquattrenne, mentre Matisse aveva già 36 anni. I due decisero di sancire la conoscenza scambiandosi un’opera: l’artista francese decise di tenere con sé una natura morta dell’amico, mentre Picasso scelse il ritratto che il pittore francese aveva fatto all’amata figlia Marguerite che fin dal primo momento suscitò in Picasso sentimenti tutt’altro che innocenti. Non potendo fare altro l’artista spagnolo trasformò l’attrazione nei confronti della ragazzina e l’impossibilità di starle accanto in rabbia che sfogò sul ritratto della ragazza. 

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