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Leonardo Da Vinci, si riscrive la storia. “Quanta bruttezza": il genio schifava il sesso

Sulla sessualità di Leonardo da Vinci si sono dette tante cose e spesso a sproposito, ma la verità è solo una: della sua vita privata non sappiamo quasi nulla. Il solo documento che ha permesso agli storici di fare qualche ipotesi sulla vita sessuale di Leonardo è un’accusa di sodomia attiva del 1476, quando aveva 24 anni e lavorava presso la bottega di Andrea del Verrocchio. La denuncia venne sporta anonimamente con una lettera che accusava di prostituzione un orafo di 17 anni, Jacopo Saltarelli, che si sarebbe concesso a quattro uomini: a un sarto di nome Baccino, a un tale di nome Bartolomeo di Pasquino, al nobile Leonardo Tornabuoni e infine proprio a Leonardo da Vinci. Ma la Firenze rinascimentale era più tollerante di quanto si possa pensare, e la denuncia venne presto archiviata, anche perché non dimostrabile. Nell’impossibilità di citare fatti e documenti concreti per parlare della sessualità di Leonardo, nel corso dei secoli ci si è affidati alle interpretazioni di vari studiosi. Nel 1910 Sigmund Freud sosteneva che l’omosessualità di Leonardo fosse latente e che egli non avesse mai realizzato i suoi più reconditi desideri. Secondo la storica Elizabeth Abbott Leonardo era probabilmente omosessuale, ma il trauma causatogli dalla denuncia per sodomia lo convertì al celibato per il resto della sua vita. Chissà. Di certo c’è sui suoi taccuini un rarissimo appunto sulla sessualità: un’affermazione suggestiva e misteriosa, come tanti altri aspetti della sua vita che sembra confermare l’ipotesi: “L’atto del coito e le membra a quello adoprate son di tanta bruttura che, se non fusse la bellezza de’ volti e li ornamenti delli opranti e la sfrenata disposizione, la natura perderebbe la spezie umana”.

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