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Dipendenze giovanili, lo psicoterapeuta Luperini: "Più importanti i nonni dei genitori: ecco perché"

Michelangelo Luperini, nefrologo e psicoterapeuta, parla con Paola Natali per Libero Tv di disagio giovanile. "I dati erano allarmanti anche prima della pandemia", spiega Luperini, "che però ha peggiorato la situazione. I social hanno cambiato il modo di socializzare: i giovani comunicano per un 20 per cento del loro tempo di persona, per l'80 per cento la comunicazione è mediata da un device". Non solo, i bambini sui social, la presenza degli smartphone i famiglia "hanno una funzione vicariante del genitore. Ormai ci esistono seggioloni predisposti per appoggiare i tablet", racconta il dottore, "i genitori creano in questo modo enormi problemi al piccolo, che pensa che la realtà sia mediata da questi strumenti". Diversissimo dalla fruizione dei cartoni di una volta, spiega ancora Luperini, che non erano interattivi e rimanevano temporanei. "E i problemi si vedono dai 9 anni in su, tutti scaturiti dall'incapacità di confrontarsi di persona perché on-line non è necessario "essere", è sufficiente "apparire". E questo", continua Luperini, "è un fenomeno comune anche tra gli adulti, che non sono più in grado di creare una conversazione accattivante e si rifugiano nel telefono". Non si parla di "patologie", ma di "dipendenze", dice lo psicoterapeuta: "Calano le dipendenze di eroina e cocaina, aumentano quelle da droghe sintetiche e di alcool, che da quel senso di disinibizione utile a superare le difficoltà della comunicazione, appunto". E il ruolo dei genitori? "Più importante ancora quello dei nonni, che non sono nativi digitali semplicemente perché non sono in grado". 

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