Pietro Senaldi, Mattarella e il suo ultimo discorso: "Mai citati i magistrati, è significativo"
"Un silenzio significativo e pesantissimo". Pietro Senaldi, condirettore di Libero, commenta a caldo il discorso di fine anno di Sergio Mattarella, l'addio al Quirinale dopo 7 anni decisamente intensi. Nel suo congedo, un grazie agli italiani che hanno scelto di vaccinarsi per senso di responsabilità, agli scienziati che hanno messo a punto il vaccino in tempo di record, a chi ha sostenuto mesi di sacrifici e frustrazioni ma senza rassegnarsi. Eppure, sottolinea Senaldi, è stato anche l'anno del caos della magistratura, degli scandali Palamara e Amara, del "Sistema" scoperchiato definitivamente, e della caduta nella polvere di un magistrato come Piercamillo Davigo, simbolo fino a oggi dell'integerrimità (se non del moralismo manettaro toutcourt) e indagato a Brescia proprio per la tremenda storia dei verbali di Amara "sfuggiti" dalla Procura milanese. Mattarella è anche il presidente delle toghe, a capo del Consiglio superiore della magistratura. A giudici e pm non è andato nemmeno un riferimento, un grazie. Sicuramente li ha compresi nelle "istituzioni", ma è da sottolineare come il presidente abbia citato i presidenti di Regione, in prima fila contro il Covid, ma non abbia speso una parola per i rappresentanti del terzo potere.