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La commissaria Ue Helena Dalli: "Lavoriamo per una comunicazione inclusiva". Via la parola "Natale"

Pare incredibile che la politica debba dibattere sull'uso di parole come "Natale". Eppure è quello che è accaduto al parlamento europeo dove nella giornata di mercoledì 15 dicembre si è discusso per più di un'ora di identità cristiana e dell'uso del termine Natale. Il tutto in nome delle nuove linee guida per una comunicazione inclusiva del commissario Ue per la parità Helena Dalli in cui sono indicati i criteri da adottare nella comunicazione esterna ed interna in modo che tutti  siano apprezzati e riconosciuti indipendentemente dal sesso, dalla razza o dall'origine etnica, dalla religione e dal credo. Qualcuno ha fatto notare che il dibattito ne ha soppiantato un altro su povertà, energia e inflazione. Un esponente del gruppo liberale Renew Europe ha definito il cristianesimo parte di un patrimonio culturale comune. E ha aggiunto che non c'è bisogno che la commissione dica se "posso dire buon Natale o cosa dire sul Natale". L'estrema destra si è scagliata contro quello che ha definito un regime controculturale progressista.  Mentre l'eurodeputato francese Xavier Bellamy ha chiosato: "Il giorno è arrivato, è la fine del natale". No signori, state tranquilli. Non è la fine del Natale. Ma sicuramente è una pagina sconfortante della nostra politica.

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