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Prestiti garantiti dallo Stato: imprese a secco, contribuenti gabbati

Ricordate la garanzia dello Stato sui prestiti attivata per garantire la liquidità alle imprese? Ebbene, malgrado siano passati quasi due anni dall'inizio della pandemia l'attività del Mediocredito centrale e della Sace, che garantiscono i finanziamenti procede ancora a pieno ritmo. Secondo i dati diffusi dal Tesoro a fine novembre sono arrivate a 213 miliardi le richieste presentate al Fondo di garanzia per le Pmi, mentre attraverso Garanzia Italia della Sace i volumi dei prestiti garantiti raggiungono i 30 miliardi di euro. Cifre imponenti, ma sono arrivate a destinazione? Qualche dubbio c'è. Secondo le analisi del centro studi di Unimpresa, infatti, lo stock degli impieghi delle banche verso le imprese è passato dai 677 miliardi dell'ottobre 2020 ai 659 miliardi dell'ottobre scorso. Si tratta di una contrazione che va verso il 3%. Entrando nel dettaglio si scopre che le banche hanno continuato a erogare finanziamenti di lungo periodo, che sono aumentati in un anno di 22 miliardi, ma hanno tagliato in maniera decisa quelli di breve periodo, calati di 20 miliardi, e quelli fino a 5 anni, scesi di 19 miliardi. Dove sono finiti i soldi? Il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora, un'idea ce l'ha. A suo avviso le banche dopo aver usato nella prima fase i prestiti garantiti per sostituire i vecchi finanziamenti a rischio adesso non hanno più molto interesse ad erogare nuova liquidità. Insomma, avrebbero sfruttato la misura finché gli faceva comodo, scaricando il rischio del credito sulle finanze pubbliche e poi hanno chiuso i rubinetti. Il risultato è che le imprese sono rimaste a secco e i contribuenti dovranno farsi carico dei prestiti garantiti che non saranno rimborsati.

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