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Surgelati, l'asterisco che i ristoratori non digeriscono più

In Italia da quasi mezzo secolo un ristoratore viene sanzionato se non indica sul menu l'utilizzo di prodotti surgelati. Addirittura per la giurisprudenza penale italiana è obbligatorio farlo per ogni singolo piatto e chi lo dimentica rischia una condanna che prevede la reclusione fino a 2 anni e una multa fino a 2mila e 65 euro. Giusto, sbagliato? In Europa solo noi e Cipro dobbiamo mettere il famigerato asterisco il cui obbligo è frutto di un orientamento della giurisprudenza che si è consolidato attraverso varie sentenze della Cassazione. La pandemia, però, con i vari lockdown, ci ha insegnato che tante famiglie apprezzano i cibi surgelati, anche perché considerati spesso più sicuri a livello igienico-sanitario perché il sotto zero blocca il proliferare di microorganismi che a temperatura ambiente minacciano l’integrità di un alimento. Inoltre, il prodotto surgelato evita gli sprechi. E allora ha ancora senso l’obbligo di asterisco nei menu di bar e ristoranti? Non possiamo renderlo facoltativo anziché obbligatorio sgravando tanti titolari di osterie e pub? Secondo l’Iias, (Istituto Italiano Alimenti Surgelati), che ha organizzato a Milano proprio una conferenza sul tema, l’asterisco è ormai anacronistico. Brunella Bolloli ha sentito l’opinione di Giorgio Donegani, presidente Iias, intervenuto insieme a Roberto Calugi, direttore generale Fipe, e a un panel di esperti alla tavola rotonda dal titolo “Surgelati con l’asterisco nei menu della ristorazione. Un’informazione ancora utile?".

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