Posti di lavoro ancora vuoti, ma il Pd punta ancora su navigator e centri per l'impiego. Che cosa rivelano i dati Istat
L’economia è in ripresa e l’Ocse prevede che il nostro Pil possa arrivare al 6,3 per cento alla fine dell’anno. Una crescita poderosa che significa, ovviamente, anche più posti di lavoro. Il fatto che ci siano i posti, però, non significa automaticamente che questi vengano occupati con facilità. Può sembrare un paradosso, ma in un Paese con 2,3 milioni di disoccupati e oltre 13 milioni di inattivi le aziende ancora faticano a trovare il personale. Qualche giorno fa l’Istat ha diffuso le stime preliminari del tasso di posti vacanti in tutte le imprese con dipendenti dell'industria e dei servizi. Ebbene, la percentuale di offerte di lavoro che restano senza candidati nel terzo trimestre del 2021 è arrivata all'1,8 per cento. Si tratta di un valore sensibilmente più alto di quello registrato negli anni precedenti la pandemia. Senza contare, poi, che su alcune figure specializzate, come viene certificato mensilmente da Unioncamere, la difficoltà di reperimento può raggiungere anche il 50 per cento. A spiegare, almeno in parte, per quale motivo in Italia non si riesca ad incrociare domanda e offerta ci ha pensato il Censis, che nel suo ultimo rapporto si è occupato anche delle politiche attive sul lavoro nel nostro Paese. L'istituto non si è spinto fino a dichiarare il totale fallimento di tali politiche, ma ha snocciolato dei numeri che mostrano chiaramente la totale inefficacia delle strutture pubbliche che dovrebbero trovare lavoro a chi non ce l'ha. I centri pubblici per l'impiego, quelli intorno a cui ruota anche tutta la macchina del reddito di cittadinanza con i suoi navigator, secondo il Censis riescono a entrare in contatto soltanto con il 18,7% delle persone in cerca di occupazione. Che potrebbe sembrare anche tanto. Se non fosse che a livello europeo la percentuale sale al 42,5%, con punte del 63,6% in Germania e del 60,3% in Svezia. Tutto sarà risolto dal Pnrr? Non proprio, il ministro del Pd Andrea Orlando, infatti, malgrado le ingenti risorse messe a disposizione dal Recovery ha deciso di puntare ancora, nel suo programma sulla Garanzia di occupabilità dei lavoratori, sui centri per l'impiego. Insomma, squadra che perde, non si cambia.