Museo internazionale della Croce Rossa, Stefano Bruno Galli: "Unico al mondo". Il ruolo delle crocerossine durante la pandemia
Paola Natali intervista per Libero Tv l’assessore alla Cultura di Regione Lombardia Stefano Bruno Galli e Sorella Emilia Bruna Scarcella, Ispettrice nazionale del Corpo infermiere volontarie della Croce Rossa italiana. Oggi parliamo di cultura e volontariato con il Museo internazionale della Croce Rossa. “Questo museo è una particolarità dell’offerta museale lombarda”, spiega l’assessore, “perché consente di ricostruire l’evoluzione storica del soccorso dei feriti durante i conflitti. Si tratta di una realtà che non poteva che nascere a Castiglion delle Stiviere grazie a Jean Henry Dunant, nella seconda metà dell’Ottocento, territorio segnato in profondità dal conflitto del 1859, la Seconda guerra di Indipendenza. Dunant fu testimone diretto della sofferenza dei feriti”. Sorella Emilia Bruna Scarcella presta la sua opera nella Cri da trent’anni e da febbraio 2019 è Ispettrice nazionale. “Al grido di “tutti fratelli” le donne di Castiglione curarono tutti i feriti sul campo di battaglia”, commenta Scarcella, “oggi il nostro Corpo, ausiliario delle Forze armate, svolge molteplici attività sul territorio, dall’assistenza infermieristica, alla parte sociale, alla vicinanza con le Forze armate per le missioni all’estero di pace. In Libia abbiamo appena congelato un ospedale, siamo dovuti venir via per il Covid, dove prestavamo soccorso alle persone del luogo”. Il motto delle crocerossine è “ama, conforta, lavora, salva”. Il Museo Internazionale della Croce Rossa è il primo Museo del Movimento Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, è una collezione storica che comprende mezzi per l’assistenza e per il trasporto dei feriti: carrozze, lettighe in legno della seconda metà dell’Ottocento, ambulanze a motore del 1930, barelle, ferri chirurgici da campo, materiale da medicazione, materiali filatelici, documentazioni storiche. “Ho creato un hashtag, “Donne come te”, per motivare le donne volontarie”, spiega Scarcella, “sono 12mila donne, di cui 8mila in ruolo attivo. E siamo sempre andate dove ci hanno chiesto di andare, anche durante la pandemia”.