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Damien HIrst e il tesoro ritrovato in fondo al mare: “La verità non è importante, è il dubbio ad esserlo”

Alcuni artisti scelgono di dare il merito delle proprie opere al caso o alla natura; altri utilizzano un espediente letterario per mostrare al mondo la propria arte. Come fece Alessandro Manzoni nell’introduzione dei Promessi Sposi ovvero inganna il lettore sostenendo che le vicende narrate non siano frutto della sua invenzione, ma che siano successe davvero.  Allo stesso modo Damien Hirst ha promosso Treasures from the Wreck of the Unbelievable, il suo più grande progetto, raccontando la storia del naufragio della nave greca Apistos il cui carico di preziosi manufatti artistici era destinato a un tempio in Oriente dedicato al Dio Sole. Le opere, esposte a Palazzo Grassi e a Punta della Dogana a Venezia nel 2017 sono presentate come il prezioso carico ritrovato nel 2008 al largo della costa orientale dell’Africa. I reperti affiorati dalle acque marine presentano un nuovo aspetto, il mare li ha rivestiti di coralli variopinti, gorgonie, spugne, come fossero gioielli. Il corallo, creato dalle gocce di sangue cadute dalla testa della Gorgone contenuta nella bisaccia di Perseo che si pietrificano a contatto con l’aria, aggiunge mito e fascino alla storia e ingioiella le sculture e le opere d’arte. L’artista non ammette di essersi inventato tutto, ma neanche lo nega. Chiede allo spettatore di partecipare al suo enorme gioco credendo alle foto e ai video che documentano il recupero del carico del relitto e di chiedersi fino alla fine:  l’enorme statua all’ingresso, era vera o falsa? E la testa di Meda al secondo piano? È tutto un enorme gioco, o Amotan è esistito davvero?  Guardare meravigliati le enormi orecchie di Topolino, riconoscere nei lineamenti di Nefertiti quelli più contemporanei di Rihanna, accorgersi che la statua del faraone altri non è che Pharrell Williams. La verità non è importante è il dubbio ad esserlo.

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