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Mancano i lavoratori e le imprese arrancano: "Candidati inadeguati". Ora la ripresa è a rischio

L'economia corre. Secondo le ultime previsioni della Banca centrale europea il Pil del 2021 potrebbe anche raggiungere il 6,2%, un livello di crescita che in Italia si era visto solo negli anni 60. E questo ritmo si ripercuote, ovviamente, anche sull'occupazione. Il rapporto mensile stilato da Unioncamere e Anpal prevede per novembre 465mila nuovi contratti, si tratta di oltre 200mila in più rispetto allo stesso mese del 2020 e di 116mila in più rispetto al novembre del 2019, quando la pandemia ancora non c'era. Questa corsa, assolutamente positiva, sta però facendo emergere il nostro problema di sempre, il mancato incrocio tra domanda e offerta. A novembre la difficoltà media delle imprese nel reperire i profili cercati è arrivata al 38,5%, una percentuale più alta di circa 8 punti rispetto a quella registrata nel novembre 2019. Tra i motivi segnalati dalle aziende ci sono al primo posto la mancanza di candidati e al secondo l'inadeguatezza di chi si propone. Ci sono addirittura alcune figure professionali dove la difficoltà di reperimento sfiora il 60%. é il caso dei fabbri, degli specialisti in scienze informatiche e matematiche, degli artigiani e degli operai addetti alle rifiniture e di quelli specializzati nell'installazione di attrezzature elettriche. Insomma, dopo decenni in cui non riuscivamo a crescere per colpa delle imprese, ora il rischio è che la ripresa si fermi per colpa dei lavoratori. E mentre tutto questo accade, invece di concentrare tutti gli sforzi su una riforma seria delle politiche attive per il lavoro stiamo ancora a discutere se sia giusto o meno togliere 5 euro al mese a chi prende il reddito di cittadinanza e non ha voglia di lavorare.

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