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Lavoro, aprire un'impresa in Italia costa 188 volte più che in Croazia

Certo, adesso con il Pnrr cambierà tutto. L' Italia diventerà più competitività, la crescita somiglierà a quella cinese, le infrastrutture diventeranno un sostegno alle imprese e non più un impedimento. Resta da capire, però, se il governo, oltre a costruire opere, finanziare la transizione digitale e quella ecologica, che sembrano per ora i principali obiettivi del Pnrr avrà la forza di scardinare veramente il sistema fiscale e burocratico che soffoca e zavorra da decenni il tessuto produttivo italiano. Qualche esempio? Secondo un recente studio di Unimpresa , mettere in piedi una start up, in Italia, costa quasi 10 volte di più rispetto alla Germania, più di 15 volte di più rispetto a quanto si spende in Francia, quasi 7 volte in più della Spagna . E ben 188 volte in più della Croazia . In Slovenial'avvio di un'attività imprenditoriale è addirittura a “costo zero”. Qui non si tratta solo di tagliare le tasse, né di mettere in atto qualche semplificazione. Il problema è quello di mettere l'imprenditore al centro della politica economica del Paese, di valutare quali siano i suoi bisogni, di individuare le criticità e di fare in modo che chiunque voglia iniziare un'attività abbia la strada spianata. Non solo niente ostacoli, ma aiuti. In Italia invece, chi decide di aprire anche una piccolissima azienda deve caricarsi in media di oltre 4mila euro di costi. Costi che derivano non solo dagli oneri fiscali, ma anche dalle spese legali e dagli adempimenti amministrativi. Ecco, se l'esecutivo guidato da Mario Draghi, che ha la competenza e l'esperienza per capire dove e come intervenire, non riuscirà a fare la differenza su questo terreno, le centinaia di miliardi di soldi europei che saranno spesi (e prima o poi essere restituiti potrebbero essere completamente inutili.

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