L'iPod compie vent'anni: l'oggetto di culto che ha mandato in pensione i dischi e ha cambiato la musica per sempre
È difficile da credere, ma sono passati già vent’anni da quando l’iPod è entrato nelle nostre vite, il 23 ottobre 2001. Questo piccolo oggetto negli ultimi due decenni non solo ha salvato la Apple da una lunga crisi, ma ha stravolto prima il modo di ascoltare la musica, poi il modo di produrla, e infine di diffonderla: una svolta digitale che ha aperto la strada che ha portato alle piattaforme di ascolto in streaming. Come conseguenza i vinili sono diventati oggetti di culto per collezionisti e i cd sono usciti dal consumo mainstream, emarginati nella nicchia degli audiofili più raffinati. È stato un bene o un male? Ecco che cosa pensano tre addetti ai lavori, un musicista, una conduttrice radiofonica e un celebre critico musicale. Franco Mussida, chitarrista, compositore, storico membro della Premiata Forneria Marconi e fondatore della scuola musicale Cpm di Milano; Giulia Salvi, conduttrice radiofonica di Virgin Radio; Stefano Pistolini, giornalista e critico musicale. Dopo centinaia di milioni di pezzi venduti, ormai soppiantato dalla potenza dei telefoni cellulari e dalla praticità delle piattaforme streaming come Spotify, oggi anche l’iPod, come i vinili e i cd, è diventato un oggetto da collezione: un esemplare della prima generazione è stato venduto per 20mila dollari, l’edizione limitata firmata dagli U2 è arrivata a 90mila.