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Giuseppe Conte, "sì" ai talebani ma "no" a Renzi e Calenda: il "dialogo" secondo il leader M5s
E così Giuseppe Conte ha varato la nuova squadra della dirigenza grillina scatenando le ire degli esclusi e sollevando polemiche. Mai con Renzi né con Calenda ha sentenziato Giuseppi davanti all’assemblea di deputati e senatori M5S. In realtà erano stati i leader di Italia Viva e di Azione ad avvertire il segretario Pd, Enrico Letta, sul fatto che una coabitazione con i grillini sarebbe stata un danno per il nuovo Ulivo che i dem vogliono creare. Troppi errori, troppe gaffe, Cinquestelle in caduta libera specie dopo la debacle nelle grandi città come Roma e Torino. Conte, però, ha voluto fare il duro chiudendo la porta all’ex premier di fatto principale sostenitore dell’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi e a Carlo Calenda che ha superato la Raggi nella sfida per il Campidoglio. Con loro non dialogo, ha detto l’avvocato del popolo. Lo stesso che invece voleva dialogare con i talebani che ammazzano gli avversari e decapitano le donne afghane solo perché sono donne. Lo stesso che minimizza la sharia e imbarazza gli alleati di governo. Insomma, Conte per ora non ne azzecca una. E la prova sono i sondaggi che danno il Movimento in continuo calo.
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Un santuario alpino sospeso nel tempo e nello spazio
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