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Reddito di cittadinanza, lo studio della Cgia di Mestre: "Ogni posto di lavoro trovato con l'obolo M5s ci è costato 52mila euro"

Ormai, a parte i grillini, che lo difendono come fosse un sacro talismano, sembrano tutti convinti che il reddito di cittadinanza abbia fallito e che sia necessaria, se non la sua abolizione, almeno una sua profonda revisione. Per Giorgia Meloni è una sorta di metadone che disincentiva il lavoro. Matteo Salvini, riconoscendo il suo errore del 2018, ha detto di essere pronto a presentare un emendamento a sua firma per cancellarlo definitivamente. Matto Renzi per toglierselo dai piedi è addirittura disposto a lanciare un referendum. E anche il ministro piddino del Lavoro, Andrea Orlando, pur riconoscendone la sua efficacia come strumento di lotta alla povertà, ha dovuto ammettere che ha mostrato grossi limiti sul fronte dell'occupazione. Su questo terreno c'è un'interessante analisi della Cgia che ha fatto il calcolo di quanto sia costato ai contribuenti ogni singolo lavoratore prodotto dall’obolo pentastellato. Assodato, come certificato dalla Corte dei Conti, che solo 152mila lavoratori, a fronte di circa 3,5 milioni di individui complessivamente coinvolti e di un milione di persone considerate idonee a svolgere un'attività, hanno trovato un posto di lavoro stabile grazie ai navigator, ecco il calcolo. Ipotizzando, spiegano gli artigiani di Mestre, che i beneficiari abbiano ricevuto l'assegno almeno un anno prima di entrare nel mercato del lavoro, percependo quasi 7mila euro, possiamo approssimativamente stimare che l'Inps abbia sostenuto, per i 152mila nuovi occupati, una spesa di circa 7,9 miliardi di euro. Si tratta di 52mila euro per ogni singolo assunto. Una somma che corrisponde al doppio di quanto spende annualmente un privato per un operaio a tempo indeterminato. 

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