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Mario Sironi, sintesi e grandiosità di un pittore fascista dall'animo bolscevico

Sessant’anni fa, era il 13 agosto 1961, moriva Mario Sironi, uno dei massimi protagonisti dell’arte italiana del XX secolo. L’anniversario viene ricordato al Museo del Novecento di Milano con una importante retrospettiva «Mario Sironi. Sintesi e Grandiosità» che ha l’ambizioso obiettivo di ricostruire l’intero suo percorso artistico ma anche di offrire ai visitatori una lettura inedita dell’opera e della biografia di un artista visionario, dotato di una creatività fuori dal comune. Una rilettura necessaria. Nicoletta Orlandi Posti, in questa nuova puntata di ART'è ne parla con le curatrici della mostra Elena Pontiggia e Anna Maria Montaldo che spiega, in particolare, il grande sogno di Sironi di una rinascita dell’arte italiana destinata non ai salotti, per i facoltosi collezionisti, ma alle piazze e ai muri degli edifici, insomma per tutti. E cita Arturo Martini che nel 1944 sosteneva che Sironi “credeva di essere fascista, invece era d’animo bolscevico”. Le cento opere in mostra, illustra Elena Pontiggia, spaziano dal periodo giovanile simbolista alla stagione futurista esplorando il momento metafisico, la stagione classica fino al secondo dopoguerra e all'Apocalisse dipinto poco prima di morire. Accompagnata da un ricco catalogo edito da Ilisso, la mostra propone un percorso cronologico che contiene diversi capolavori che non comparivano in un’antologica sironiana da quasi mezzo secolo: Pandora (1921-22), Paese nella valle (1928), Case e alberi (1929-30). Ovviamente ci sono le opere più note di Sironi: i paesaggi urbani, il Nudo del 1923 prediletto da Margherita Sarfatti; la Donna con vaso del 1924; il Pescatore del 1925; La fata della montagna del 1928; la Niobide del 1931, e Lazzaro del 1946 che, per la prima volta nella millenaria iconografia del soggetto, Sironi dipinge non risorto: metafora del crollo di tutte le sue idee, a cominciare dal fascismo in cui aveva creduto. E a questo proposito è struggente l’ultimo suo periodo artistico: il crollo dei suoi ideali politici e l’angoscia per la morte della figlia Rossana, che si uccide a diciotto anni nel 1948, lasciano un segno nella sua pittura, in cui la tensione costruttiva viene incrinata da un senso di frammentarietà. “Mario Sironi. Sintesi e grandiosità”, che fa parte de “La Bella Estate”, il palinsesto culturale estivo promosso dal Comune di Milano, merita di essere visitata. Resterà aperta fino al 27 marzo 2022.

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