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I posti di lavoro li salva la ripresa, non il divieto di licenziare

Qualche giorno fa il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, durante la presentazione della sua relazione annuale ci ha spiegato che il blocco dei licenziamenti ha svolto un ruolo determinante: ha salvato dalla strada circa 330 mila lavoratori. Questo non ha impedito, però, che la pandemia, tra aziende chiuse e contratti a tempo non rinnovati, mandasse in fumo circa 700 mila posti di lavoro. Ha senso ora mantenere il blocco o qualsiasi misura che impedisca alle imprese di riorganizzare le risorse umane in base alle proprie esigenze produttive? Lo stesso Tridico ha rivelato che nei primi cinque mesi dell'anno si sono registrati importanti segnali di ripresa del tessuto produttivo. Infatti, al 31 maggio 2021, le entrate contributive riferite a tutto il settore privato sono aumentate di 4,5 miliardi di euro, con un incremento sul 2020 di oltre nove punti percentuali. Ed ecco allora che la risposta al quesito di prima ce la fornisce il governatore Ignazio Visco. Da uno studio di Bankitalia, infatti, emerge che nei primi sei mesi dell'anno, al netto delle cessazioni, sono stati creati ben 719mila nuovi posti di lavoro. Tanti? Pochi? Quello che conta è che si tratta del 12% in più rispetto ai posti creati nei primi sei mesi del 2019, quando il Covid neanche sapevamo che fosse. La morale? L'unica cosa che salva i posti di lavoro è la ripresa economica, non il divieto di licenziare. 

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