Giustizia, Pietro Senaldi: "Che pena meritano certi pm?". Cinque anni di calvario giudiziario per un imprenditore innocente
Pietro Senaldi, condirettore di Libero, dedica il suo editoriale di oggi alla storia di un imprenditore per spiegare il motivo per cui è a favore dei referendum della Lega e dei Radicali per riformare la giustizia. "Si tratta di un imprenditore che conosco e di cui non farò il nome", spiega Senaldi, "ma è una vicenda piuttosto nota". "Questo imprenditore compra con un socio una parte del Pio Albergo Trivulzio per ristrutturarlo e rivenderlo a scopo immobiliare", inizia a raccontare il direttore. "Siccome i pm subodorano, sentendo il nome Trivulzio, che c'è sotto Berlusconi, Ligresti, La Russa insomma tutti quelli che a loro stanno antipatici, mettono questo imprenditore e il suo socio sotto inchiesta. Il socio rilascia dichiarazioni spontanee. Il pm in cinque minuti capisce che Berlusconi non c'entra niente, che loro due hanno acquistato la parte di immobile regolarmente e ne proscioglie uno. Allora", prosegue Senaldi, "anche il secondo imprenditore chiede di essere ascoltato spontaneamente.
Il pm lo riceve ma gli risponde che pur avendo lui ragione quando si è accorto che si trattava di un'inchiesta minore l'aveva passata a un giovane collaboratore di Procura. Quindi non poteva archiviarla, perché si trovava nelle mani di un altro. L'imprenditore si rivolge allora al giovane pm di Procura e gli racconta tutta la storia: il socio archiviato, non c'entra niente Berlusconi...". Il nuovo giudice gli dà ragione, "se è innocente non ha nulla da temere" gli dice, "ma prima di archiviarla devo leggere il fascicolo". Morale: il calvario giudiziario di questo imprenditore dura cinque anni. Continua Senaldi: "Le banche gli chiedono di chiudere i conti e per lui, che compra e vende immobili e quindi con le banche ci lavora, per cinque anni, al culmine della carriera, è praticamente fermo. Il suo avvocato, un principe del foro, lo rassicura sull'assoluzione. E infatti è così: dopo cinque anni c'è l'arringa di otto minuti, la parcella di 55 mila euro, e con tante scuse l'imprenditore viene assolto". "Ovviamente", fa notare Senaldi, "il danno non sono i 55 mila euro per l'avvocato che lo Stato ovviamente non gli ha restituito, ma sono i milioni di euro che avrebbe guadagnato in cinque anni di lavoro e che invece ha perso". "Questo è quello che succede alle persone innocenti in Italia basta che vogliano fare qualcosa", conclude Senaldi.