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Taglio delle tasse, occhio al gioco delle tre carte sulle detrazioni fiscali

Nella bozza di riforma fiscale consegnata dalle commissioni Finanze di Camera e Senato si parla genericamente di un riordino delle cosiddette tax expenditures, che altro non sono che le centinaia di detrazioni, deduzioni e agevolazioni tra cui i contribuenti italiani sono costretti ogni anno a districarsi in occasione della dichiarazione dei redditi. Non è chiaro se nelle intenzioni del ministro dell'economia daniele franco c'è l'idea di disboscarle per semplificare il fisco o, ipotesi peggiore, per ricavare quattrini con cui finanziare il taglio di altre tasse, nel classico gioco delle tre carte dove solitamente ad avere la peggio è il ceto medio. Di sicuro, però, qualcosa va fatto. Se non altro va fermata la crescita esponenziale di sconti di cui ormai la maggior parte degli italiani ignora persino l'esistenza. La giungla delle agevolazioni, secondo i calcoli di Unimpresa, è passata dalle 241 voci del 2011 alle 279 del 2015 e alle 511 del 2018 per poi arrivare, tenetevi forte alle 602 del 2020. Si tratta di una crescita che nell'arco di 10 anni sfiora il 150%. Bonus e detrazioni fanno capo a ben 256 provvedimenti che si sono stratificati nel tempo e valgono complessivamente oltre 53 miliardi. La somma è significativa e fa gola a chi vuole tagliare le tasse a costo zero. Il problema è che per eliminare oltre 600 agevolazioni che si sono accumulate nel corso degli anni senza provocare aumenti a casaccio della pressione fiscale solo per alcune categorie di contribuenti ci vorrebbe la precisione di un chirurgo. La sensazione, invece, è che il criterio utilizzato sarà quello del macellaio che sporziona l'abbacchio. Un colpo secco dato a occhio e via.

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