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La criminalità fa affari d'oro con mascherine e sussidi. E ora punta ai soldi del Recovery

La criminalità cambia business. Con la pandemia le classiche attività legate al riciclaggio di denaro, finanziamento del terrorismo, traffico di armi e di stupefacenti hanno lasciato il passo ad affari evidentemente più redditizi. Volete sapere quali? Le mascherine e i sussidi pubblici. Secondo l'ultimo rapporto annuale dell'Uif, l'unità di informazioni finanziaria presso la Banca d'Italia, che riceve le segnalazioni sospette da banche, notai, commercialisti, compro oro e cambio valute, il virus, complici anche i lockdown e le difficoltà a spostarsi, non ha diminuito l'intensità dei flussi, ma ne ha spostato la direzione. Come ha spiegato il direttore Claudio Clemente illustrando il documento, nel 2020 c'è stato un deciso aumento delle segnalazioni, arrivate a quota 113mila, +7% rispetto al 2019. E nei primi mesi del 2021 la crescita si è addirittura rafforzata. La novità è che l'aumento è ascrivibile interamente a sospetti di riciclaggio, mentre le operazioni legate al terrorismo sono diminuite del 33%. Un gran numero di segnalazioni, oltre 2mila, per movimenti di denaro per 8,3 miliardi di euro, ha invece riguardato operazioni legate al Covid.  Affari poco chiari di intermediazione con il coinvolgimento di politici e altri soggetti per assicurarsi mascherine e materiale sanitario, magari contraffatto o gonfiato nei prezzi, nell'urgenza Covid, e accaparramento di prestiti garantiti o a fondo perduto destinati alle imprese. Sono questi i due filoni principali del 2020. Ed ora che l'emergenza sanitaria e la crisi economica si stanno sgonfiando, secondo l'Uif il prossimo obiettivo sono i fondi europei per il Pnrr. Insomma, anche la criminalità sta aspettando con ansia i primi assegni in arrivo da Bruxelles.  

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