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Europei e la borsa: segui la diretta su Liberotv con Giuliano Zulin e Buddy Fox

“Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la Germania vince”. La frase di Gary Lineker, bomber dell’Inghilterra anni ‘80, è ormai entrata nella storia perché racconta una disarmante verità: la Germania in un modo o nell’altro è sempre ai vertici del calcio mondiale. E spesso, i mondiali li vince. Ci sono nazionali che vivono attimi di gloria, l’Ungheria di Puskas, il Portogallo di Eusebio (oggi di Ronaldo), la Francia di Platini (oggi Mbappé), l’Olanda di Cruijff (o Van Basten) o il grande Uruguay di Schiaffino e Varela, stagioni che però sfioriscono con il ritiro dei propri campioni. Oppure ci sono nazionali come la Grecia, un bagliore che per un attimo li toglie dall’oblio, e che una volta spenta la luce ritornano da dove sono venuti. E poi ci sono l’Argentina, il Brasile, l’Italia e appunto la Germania che in un modo o nell’altro riescono sempre a rimanere ai vertici del calcio.
Ci sono i cicli e gli evergreen. Con l’occasione degli Europei vogliamo usare la metafora calcistica per tentare di farvi capire quali sono le diversità dei vari indici mondiali di Borsa. Non è vero che tutto sale o scende allo stesso modo, non è sincronizzato, ci sono periodi di luce per alcuni e di ombra per altri. Guardate il Nikkei, forza trascinante negli anni ‘70 e ‘80, ora sono trent’anni che non rivede i massimi. Così Piazza Affari, che spesso tende a ricalcare l’andamento dei “fratelli” (separati alla nascita) giapponesi, è ancora a metà strada rispetto all’esuberanza del 2000. Ma per indici di borsa ciclici, che seguono mode o tendenze, ce ne sono altri che restano sempre al top, questo perché hanno capacità di rinnovamento e sanno stare al passo con i tempi. Dow Jones, Dax, FTSE LONDRA, riescono sempre a marciare verso l’alto. Come la forza delle nazionali dipende dai campioni che possono mettere in campo, così per gli indici di Borsa tutto dipende da quali società compongono il paniere. Piazza Affari tra i top ha: Intesa, Eni, Enel, UniCredit e Generali, sono sempre le stesse società da 20 anni, possono essere i titoli del futuro? Diverso l’andamento dell’indice STAR, il nostro vivaio, che invece negli ultimi anni ha saputo stare al passo con il Nasdaq leader mondiale. Ma se questi giovani non li promuoviamo tra i titolari delle Blue Chips, sarà difficile vedere quel salto di qualità che può regalare un’immagine migliore e più fresca del nostro paese.  Come al solito, nel gran finale, Giuliano Zulin vice direttore di Libero e Buddy Fox autore di PaninoeListino, vi aggiorneranno sulla composizione del portafoglio. Risanamento c’è ancora o è stata abbandonata?

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