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Ripartenza: altro che licenziamenti, le imprese non vedono l'ora di assumere

Se n'è discusso tanto e se ne discute ancora. Fino a quando e in che modo tenere in piedi il blocco dei licenziamenti? Per il sindacato, a partire dal leader della Cgil, Maurizio Landini, andrebbe tolto il più tardi possibile. Per la Confindustria di Carlo Bonomi il prima possibile. Un po' più confusa è la posizione della politica dove l'opzione più gettonata è quella del blocco selettivo per i settori in difficoltà. Sandro Iacometti in questa puntata della sua rubrica di Economia spiega cosa succede nel mondo del lavoro, dove le cose si muovono a prescindere dal dibattito e dalle polemiche. Imprenditori pronti a licenziare tutti? Dai dati diffusi qualche giorno fa da Unioncamere sembrerebbe proprio il contrario. Secondo il rapporto realizzato in collaborazione con l'Anpal le imprese a giugno prevedono di offrire circa 650mila opportunità di lavoro. Si tratta di una stima migliore non solo, ovviamente, di quella registrata nel 2020, ma anche di quella del 2019, quando la pandemia non c'era. E tra giugno e agosto il conto sale a 1,3 milioni di nuove assunzioni. A confermare il momento positivo per l'occupazione è stato, negli stessi giorni l'Ufficio parlamentare di bilancio, secondo cui le previsioni dei licenziamenti dopo la fine del blocco si aggirano sui 70mila posti e non sui 500mila o addirittura un milione di cui si è parlato. Contemporaneamente l'eliminazione del vincolo, sostiene l'autorità indipendente, favorirà la ripresa delle assunzioni, soprattutto a favore dei giovani. La sostanza qual è? Che le aziende piuttosto che mandare a casa i dipendenti non vedono l'ora di reclutarne altri per non perdere il treno della ripartenza. E che il blocco dei licenziamenti, come si è detto più volte, non fa che ritardare questo momento.

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