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Giro d'Italia al via. Allarme sicurezza in primo piano

Il Giro d'Italia parte questo sabato da Torino, in gara alcuni dei ciclisti più forti in circolazione: Nibali, Bernal, Evenepoel. Per la 104esima volta tornerà a vestire di rosa il nostro Paese, ma quando la carovana è passata cosa resta della bicicletta, cosa resta della sicurezza sulle strade? Dalla giovane promessa Silvia Piccini, morta a 17 anni travolta da un'auto, a Michele Scarponi, investito da un camion nella sua Filottràno (entrambi scomparsi il 22 aprile, entrambi a pochi metri da casa), in Italia si continua a morire in sella alle due ruote, che siano ragazzi, affermati professionisti o gente comune: una situazione inaccettabile in un Paese come il nostro nel quale la bicicletta ha marcato la Storia, dove l'indotto economico annuale vale quasi 8 miliardi di euro, ma dove il ciclista è troppo spesso visto come un nemico.
Giordano Biserni, presidente di Asaps (Associazione sostenitori e amici Polizia stradale) elenca numeri tremendi: “Mai così tante vittime. Nel primo trimestre del 2020 sono stati 44 i ciclisti deceduti, rispetto ai 37 del 2019. A questi si aggiungono gli 11 di aprile, che porta a 55 il conto dei morti: uno ogni due giorni”. Anche per questo Marco Scarponi, fratello del compianto Michele e anima della Fondazione Michele Scarponi, lancia un appello: “Il Giro deve aiutare il movimento, non deve limitarsi ad essere solo una corsa, deve trasformarsi in uno strumento di promozione per il corretto uso delle strade, in un portatore di pace e di cultura per far sì che la strage di ciclisti venga fermata”.

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