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Dal cancro agli screening periodici, perché è importante farli

Negli Stati Uniti sono circa 200mila le persone a cui viene diagnosticato un cancro alla prostata ogni anno. «Uomini di età compresa tra i 70 e i 75 anni che hanno 1 possibilità su 10 circa di diagnosi di cancro alla prostata», puntualizza il professor Lloyd Trotman, vicedirettore del Cold Spring Harbour Laboratory, centro di ricerca sul cancro con sede a New York. «Queste persone hanno comunque un’alta possibilità che questa malattia non sarà mai un pericolo di vita. Quindi è un rischio per la salute molto significativo a livello globale, non solo negli Stati Uniti, ma soprattutto nel primo mondo. Ci sono però alcune cose interessanti che ancora non capiamo e tra queste c’è che in Asia, in particolare in Giappone, l’incidenza del cancro alla prostata è relativamente alta, gli uomini si ammalano, ma non muoiono per questa causa. Il tasso di mortalità del cancro alla prostata in questi Paesi è circa un decimo di quello che sarebbe negli Stati Uniti». Quanto agli attuali trattamenti, il professor Trotman spiega che «Iniziano con una terapia sistemica anti-ormonale, seguita da una chemioterapia quando la precedente non funziona più, per poi cercare di fare un “target” sui segnali ormonali direttamente all’interno delle cellule tumorali con una terapia a “target” diretto».  A seguire la giornalista Laura Avalle intervista Veronica Maya, conduttrice televisiva di programmi di maggior successo targati Rai. «Da una parte il cittadino non deve perdere di vista quella che è la cura della persona», evidenzia Maya, «dall’altra le istituzioni devono continuare a investire nella ricerca scientifica e continuare a parlarne, perché ci sono tante persone che hanno bisogno di risposte, di cure e di soluzioni».

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