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Inps, ecco come l'ente riduce le sue proprietà. Il caso di Roma

Scuola di musica, centro per disabili, circolo culturale, ludoteca, parco giochi qualcuno ha proposto persino un commissariato di Polizia. Poteva essere tante cose il complesso che si trova a Roma, tra via Luigi Bartolucci e via Francesco Pallavicini, nel quartiere Portuense, ed invece è un rudere, abbandonato da oltre trent'anni e lasciato lì, a disposizione di qualche tossico in cerca di privacy o in attesa che un gruppo di militanti politici lo trasformi in un centro sociale. Edificati nel 1974 su una delle troppe proprietà che l'Inps lascia inutilizzate invece di mettere a reddito, i due stabili, immersi in un ampio giardino recintato, hanno ospitato fino al 1985 diverse classi decentrate delle scuole medie ed elementari della zona. Diminuiti i bambini, sono arrivati i lucchetti. E la struttura ha iniziato a marcire. Dopo il saccheggio di porte e finestre, qualcuno ha deciso di murare le aperture, trasformando gli edifici in due blocchi di cemento. Intervento che non ha reso l'area meno appetibile. Nel 1990 viene occupata da alcuni giovani del Fronte della Gioventù e ribattezzata il Bartolo. Nel 2006 è la volta dell'associazione culturale Quadrato, che dice di volersi battere per il recupero degli stabili. Nel 2016 tocca a Officine Italia, che promette riutilizzo e servizi. Ma i centri sociali passano. Mentre il complesso resta lì, sempre più malmesso, sempre più brutto. A pagare sono i contribuenti, che ogni anno risanano le casse vuote dell'ente di previdenza. Ma anche i residenti, costretti a convivere quotidianamente con due bunker diventati rapidamente il regno dei topi e degli sbandati. Poteva essere tante cose il Bartolo. Ed invece è un rudere.

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