È sorto un sole a Rotterdam che illumina e distrugge il coronavirus: così il design aiuta la salute pubblica
Può la bellezza e il design mettersi al servizio della collettività e contribuire alla salute pubblica? Assolutamente sì. E lo dimostra l’ultimo progetto del designer olandese Daan Roosegaarde che ha creato “Urban Sun” un sistema di protezione dell’ambiente e un aggregatore di socialità, mai così importante come oggi. Vediamo di cosa si tratta insieme a Nicoletta Orlandi Posti in questa nuova di ART’è. È il primo “sole urbano” al mondo: una installazione sospesa nell'aria che genera un fascio di luce ultravioletta alla lunghezza d'onda di 222 nanometri, capace di sanificare dal coronavirus lo spazio illuminato. Obiettivo di questo sole artificiale è combattere l'isolamento sociale, puntando a rendere piu' accessibili e sicuri i festival culturali, gli eventi sportivi, le piazze, i cortili delle scuole e in generale i luoghi pubblici. Alla base del progetto dello studio Roosegaarde, c'è una ricerca scientifica, della Columbia University e della Hiroshima University, che assicura che un determinato tipo di luce può eliminare fino al 99,9% del virus che circola in uno spazio pubblico, sia quello del Covid che i virus influenzali presenti nell'aria. Si tratta di un fascio luminoso speciale assolutamente non dannoso: questa luce non può “penetrare” la pelle o gli occhi, come confermato sulla rivista Nature e su altre riviste scientifiche, non crea problemi alle persone e agli animali, non produce ozono e non contiene mercurio: il suo unico compito è disinfettare le superfici e l'aria di tutti i batteri, virus e spore in pochi minuti. Non solo Per alimentare il 'globo' luminoso, non si utilizza più energia di un bollitore (700 Watt), e questa arriva sempre da fonti rinnovabili quali il sole, il vento, l'acqua.