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Mercato russo e embargo: "Credi a ciò che dicono, ma controlla lo stesso"

Ormai da anni si parla del mercato Russo come un mercato di difficile accesso a causa delle sanzioni e dell’embargo. Facciamo un po’ di chiarezza. Il 6 agosto 2014 Vladimir Putin firmò il primo decreto che vietava o limitava l’importazione di prodotti agricoli, materie prime e prodotti alimentari dagli Stati che avevano imposto sanzioni economiche contro i residenti russi. Da allora le contro-sanzioni, inizialmente introdotte per un anno, vengono puntualmente rinnovate; ecco quindi che alla fine di novembre 2020 Putin ha firmato il decreto che proroga le sanzioni per il settimo anno consecutivo. I prodotti oggetto delle misure restrittive sono identificati dai codici doganali e sono: carni bovine e suine, alcune tipologie di carni lavorate, pollame, pesce, crostacei, molluschi, altri invertebrati acquatici, formaggi e latticini, frutta e verdura (compresi tuberi e radici edibili), frutta a guscio, certi tipi di preparazioni alimentari e, successivamente, il sale. Al fine dell'identificazione con precisione dei prodotti interessati al blocco si deve sempre far riferimento ai codici doganali riportati nei decreti.
Sono esclusi dall’embargo (ed è quindi consentito esportare nella Federazione Russa) i seguenti prodotti agroalimentari: alcolici, bevande, pasta, olio, salse, cacao, prodotti da forno, prodotti per l’infanzia, oltre alle merci acquistate all’estero per consumo privato. La pesante diminuzione delle esportazioni Made in Italy in Russia riguarda sia i settori interessati dall'embargo ovvero frutta e verdura, formaggi, carne, salumi e pesce, che altri settori dell’agroalimentare, dove hanno pesato la contrazione generalizzata dei consumi e la svalutazione del rublo che rende meno accessibili i prodotti importati. Infatti, l’interscambio fra i due paesi è tornato a crescere solo nel 2017. Nell'agroalimentare ai danni diretti, che secondo le Dogane Russe ammontano per l’anno 2015 a 346 milioni di Euro (ultimo anno in cui è possibile fare un confronto con la situazione pre-embargo), sono da aggiungere i danni indiretti dovuti alla perdita di immagine e di mercato provocata dalla diffusione in Russia di prodotti di imitazione.
Interessante rilevare però che numerosi paesi UE, a dicembre 2015, avevano subito una perdita percentuale più elevata di quella italiana (Paesi Bassi -39,7%; Francia - 37,5%, Spagna - 48,4%) contro una flessione dell’import russo di settore dall’Italia del 35,2% rispetto all’anno precedente.
Riassumendo, i prodotti italiani nella Federazione Russa sono sempre molto apprezzati e ricercati. Non bisogna quindi affidarci alle voci che generalizzando, dicono che i prodotti agroalimentari sono soggetti all’embargo. Non tutti! Come dicono i russi, “Tu credi a ciò che dicono, ma controlla lo stesso”.

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