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Alluvione a Valencia, la sopravvissuta punta il dito: "Sms in ritardo"

"Stavamo lavorando normalmente. Non ci hanno detto nulla, non sapevamo nulla e all'improvviso il negozio ha iniziato a riempirsi d'acqua e quasi morivamo lì dentro. Grazie a Dio siamo ancora vivi, ma non c'è rimasto nulla, neanche le pareti". È una delle tante esperienze drammatiche vissute dai cittadini della regione di Valencia, colpita dal fenomeno metereologico Dana, che ha ucciso oltre 150 persone. La ragazza sopravvissuta denuncia un ritardo da parte della protezione civile nell'inviare il messaggio di allarme: "Il messaggio della protezione civile è arrivato molto tardi, quando era già cominciato a riempirsi d'acqua. Però non avevi tempo di vedere il messaggio, la gente stava tremando. Noi stavamo chiusi lì dentro, non sapevamo cosa fare". "Martedì l'alluvione mi ha preso mentre ero in strada, a me e a mio padre", racconta un altro testimone. "Abbiamo saputo che era straripato il fiume e abbiamo detto "andiamo a vedere", e ci ha sorpresi. Siamo dovuti rimanere in casa di alcune persone che ci hanno fatto salire, se no ci avrebbe portato via l'acqua e abbiamo dormito lì. E il giorno dopo siamo scesi e abbiamo visto tutto quello che c'era per la strada. Era terribile".

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