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Settimana corta, la proposta di Scotto (Pd): “Il problema della produttività? Solo un alibi”

Arturo Scotto, deputato del Partito democratico, è ospite di Parlamentari scatenati, la rubrica dedicata ai disegni di legge e alle proposte di legge dei parlamentari. È sua una delle proposte di legge, ora incardinate in Commissione lavoro, per applicare dei contributi fiscali per favorire la stipulazione di contratti collettivi volti a sperimentare la riduzione dell’orario di lavoro. Intervistato da Costanza Cavalli, l’Onorevole spiega in che cosa consiste: “Vorremmo trasformare il Fondo Nuove Competenze in un fondo che agevoli anche la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario: si tratterebbe di 100 milioni per il 2024, 200 per il 2025 e il 2026. È una strada già intrapresa da altri Stati europei e vorrebbe dire dare nuovo tempo di vita ai lavoratori, necessità molto sentita soprattutto dalle generazioni più giovani e sempre di più dopo la pandemia”. Ma se la sperimentazione è a favore delle imprese perché dovrebbe farsene carico lo Stato, e quindi tutti i cittadini? “Molte imprese non pensano che la riduzione dell’orario di lavoro sia positiva, la percepiscono come un’insidia. Dobbiamo quindi incentivare il nostro modello produttivo a innovarsi, c’è bisogno di una spinta”. Come garantire la stessa produttività con una settimana di soli quattro giorni lavorativi? “Il tema della produttività è confutabile: abbiamo già una scarsa produttività, perché i salari sono troppo bassi e i rapporti di lavoro sono troppo saltuari, e il nostro sistema produttivo soffre di nanismo, ha una scarsa predisposizione all’innovazione”. E continua: “Non vogliamo però essere invasivi con imprese e parti sociali: per questo dobbiamo passare da un Fondo che incentivi la sperimentazione. Tra tre, quattro anni saremo dentro un'altra Italia: quando le buone pratiche cominciano a correre diventano contagiose”.

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