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Ungheria, il legale degli italiani carcerati: "Topi in cella e detenuti al guinzaglio"

"Ci opponiamo alla consegna del nostro assistito perché non è possibile divenire alla consegna di una persona quando non vi è certezza che non sarà sottoposta a condizioni detentive in contrasto con l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo". Lo spiega Mauro Straini, legale di Gabriele Marchesi, il ragazzo accusato dell’aggressione di due neonazisti nel febbraio del 2023, durante gli scontri del "Giorno dell’onore" a Budapest. "Conosciamo le condizioni di detenzioni specifiche a cui è sottoposta la coindagata di Gabriele Marchesi, Ilaria Salis, e sono condizioni estremamente dure. Siamo - aggiunge - dal punto di vista igienico, con la denuncia di cimici, scarafaggi e topi nel penitenziario, ma anche dal punto di vista alimentare con una dieta insufficiente e anche dal punto di vista della dignità del detenuto. Da quanto racconta Ilaria i detenuti partecipano alle udienze legati con manette alle mani, ai piedi e alla cintura, tutte insieme collegate ad un guinzaglio in mano all’agente, in queste condizioni dovrebbe partecipare all’udienza del suo processo per il 29 gennaio. C'è un grossissimo problema di proporzionalità della pena a cui rischiano di essere sottoposte queste persone: si procede nei loro confronti per reati che qui sarebbero qualificati come lesioni lievi, considerato che sono stati causati, come risulta dalle carte, dei danni guariti in 5 e 8 giorni. Lesioni da noi procedibili a querela, addirittura". "Invece - sottolinea - secondo il sistema ungherese per una serie di aggravanti che vogliono applicare al caso, la pena massima è di 24 anni e la pena che in concreto verrà proposta a Ilaria alla prima udienza, come una sorta di patteggiamento, è di 11 anni, quasi il quadruplo della pena massima che verrebbe applicata in Italia per una fattispecie simile".

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