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Sinagoga di Milano, i sopravvissuti al rave: "Stiamo uniti, la vita continua"

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Tutti in piedi per la testimonianza di due ragazzi sopravvissuti al rave del 7 ottobre in Israele. Così raccontano, intervenendo alla Sinagoga di Milano: "Eravamo emozionatissimi per questo rave, una delle più belle feste di sempre. Qui tutte le persone si abbracciano, si sta tutti insieme e si respira un’atmosfera veramente bellissima. A un certo punto verso le 6.30 del mattino abbiamo iniziato a sentire forti boati, eravamo convinti fossero fuochi d’artificio. Ci siamo svegliati felici, siamo corsi alla pista da ballo per vederli. A un certo punto mentre eravamo sul palco la musica ha smesso e una persona ha avvisato dell’allarme dei missili, a cui siamo tutti abituati. In quel momento ci siamo stesi a terra in attesa che i missili passassero per poi riprendere a ballare. Ma anzichè passare i missili aumentavano sempre di più e sempre più vicino alla festa. Alcune persone della sicurezza ci hanno detto: andate via, questo è un attacco terroristico. Ma sì è creato un ingorgo di macchine per scappare. I primi a scappare - raccontano ancora - sono stati uccisi tutti dai terroristi.

Poi abbiamo iniziato a sentire grida e abbiamo visto feriti chiedere aiuto. Lì abbiamo capito che la situazione si era complicata, abbiamo iniziato a correre ognuno in direzioni diverse. I terroristi ci sparavano addosso. Le persone cadevano a terra, mi chiedevano aiuto ma io dovevo pensare a sopravvivere. Se ci fossimo fermati avrebbero ucciso anche noi. Ho corso per trenta chilometri senza fermarmi. Tutto questo è durato 6 ore di continui spari. In questa festa ho perso i miei migliori amici. Ma la vita continua, dobbiamo essere forti e dobbiamo essere uniti".

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