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Monfalcone, islamisti scatenati in piazza: "Allah akbar, morte a Israele"

”Allah Akbar, Allah Akbar, Allah Akbar, Morte a Israele, Free Palestain”. Cento, forse 150 persone al centro di Monfalcone, venerdì sera si sono radunate in centro a Monfalcone inneggiando all’islam più integralista, attaccando Israele, reclamando libertà per la Palestina. Non siamo a Gaza, non siamo a Beirut. Non siamo neppure in Cisgiordania. Monfalcone è un piccolo centro (30mila abitanti) ad un tiro di schioppo dalla Slovenia. È una città che vive anche delle commesse dei bacini di Fincantieri. Il colosso della cantieristica navale ha sempre avuto bisogno di braccia. E di gente che lavori tra lamiere enormi, saldatrici industriali e bacini di carenaggio che sembrano isole. 

«È un processo di islamizzazione che va avanti da anni», scandisce Anna Maria Cisint, battagliera prima cittadina. Ma i concittadini lo hanno fatto rimbalzare sui social. E il video della della manifestazione autorizzata solo il 27 ottobre (dal Comitato cittadino per la solidarietà con la Palestina) diventa virale. Si capiscono bene gli insulti a Israele. Tutto questo perché il sindaco aveva fatto issare sul balcone del municipio una bandiera israeliana in solidarietà con il popolo ebraico dopo la carneficina del 7 ottobre scorso. Il sindaco non ha dubbi né ha paura a metterci la faccia. Racconta a Libero: «Alle 18 si sono concentrati in piazza. Hanno cominciato ad urlare. Inneggiare ad Allah, a gridare l’odio per Israele».

Per il sindaco leghista- riconfermata al secondo mandato - si «tratta di una cosa gravissima. Sono convinti di poter fare come gli pare».La situazione a Monfalcone, con la pratica dei ricongiungimenti familiari, va via via complicandosi. «È vero che tra cantiere e imprese dell’indotto ormai ci sono oltre 9.500 extracomunitari censiti. Un altro migliaio di persone vanno e vengono». E poi ci sono i famosi ricongiungimenti familiari che hanno trasformato la città. «Qui ormai vanno in giro con il velo integrale. Le bambine di 14 anni, raggiunta la maturità sessuale, vengono spedite nei Paesi d’origini per sposarsi. Io stessa ho salvato quattro ragazzine che stavano per essere obbligate a sposarsi per forza. Una aveva dei tagli in testa», racconta la signora Cisint. Un altro esempio aiuta a capire: su una comunità di «6mila donne che hanno seguito i mariti, appena 7 lavorano. Sette. Stanno a casa, camminano tre passi indietro l’uomo e sfornano bambini».

La bandiera con la stella di David issata sul palazzo comunale deve avere surriscaldato gli animi: «La vivono come una provocazione, ci hanno spiegato dalla Digos. Il timore è che la si- tuazione possa sfuggire di mano. «Vogliamo difendere le nostre radici», sottolinea il sindaco. «A fine novembre porterò in consiglio comunale un provvedimento per sanzionare chi indossa il velo integrale. E sarà obbligatorio parlare in italiano nei centri culturali. Ovvero moschee non autorizzate». «Qualche anno fa un imam ha ammesso candidamente: occuperemo la città. A noi non interessa l’integrazione. Siamo qui per sostituirvi». Guerra delle bandiere anche a Livorno. «Il sindaco vieta di esporre quella israeliana all’indomani della strage poi venerdì consente ai manifestanti di Potere al popolo, Usb e compagni vari di issare sul balcone comunale la bandiera palestinese» denuncia Celeste Vichi, presidentessa dell’Unione Associazioni © RIPRODUZIONE RISERVATA Italia Israele.

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