"La Bestia", il treno infernale dei migranti in Messico verso gli Usa
Si chiama “la Bestia”, ma è noto anche come “il treno della morte”. È il treno merci (o meglio, un sistema di trasporto merci su ferrovia, più che un singolo treno) che attraversa quasi tutto il Messico nella direttrice sud-nord, e da anni e anni è tra i mezzi più utilizzati dalle centinaia di migliaia di migranti che ogni anno passano per il Messico, in fuga da miseria, insicurezza e dittature e diretti verso la frontiera con gli Stati Uniti d’America. Questi migranti saltano su questi treni spesso sotto il controllo dei cartelli della droga e in generale del crimine organizzato transnazionale, che trae profitti immensi anche dal traffico di persone e di migranti in America Latina.
Ma quello che si apprestano quotidianamente ad affrontare i migranti della Bestia, è un viaggio infernale. Tutti costretti a viaggiare come capita, in piedi, distesi nei vagoni, con coperte di fortuna, in condizioni igieniche proibitive. Dormono sui cartoni, sono costretti a sopportare un caldo asfissiante durante il giorno, mentre di notte le temperature crollano. Il tutto, in un tragitto che può durare settimane, sotto la costante minaccia di violenze, angherie, furti, aggressioni anche sessuali. Ad alleviare il viaggio, si sono organizzati gruppi di messicani che donano acqua, cibo e vestiti ai “viaggiatori” lanciando il tutto dentro i vagoni mentre il treno è in corsa e rallenta in corrispondenza di stazioni di transito. Giorni e settimane duranti i quali non tutti quelli che sono partiti arrivano a destinazione: non pochi muoiono, moltissimi cadono dal treno in corsa e non pochi rimangono mutilati o gravemente feriti. Tutti però accomunati dallo stesso desiderio: arrivare ai posti di confine con gli USA, come Ciudad Juarez, forse il più gettonato: a meno di 50 kilometri dal punto di frontiera El Paso, è dove la Bestia finisce il suo percorso, pronta a ripartire per tornare verso sud e caricare centinaia, migliaia di altri che si affidano ai suoi vagoni sporchi e invivibili e letali pur di arrivare a calpestare il suolo nordamericano.
a cura di Andrea Merlo per The Global News-TGN