Domenico Arcuri e i vaccini, "non siamo in ritardo, dipende dalle regioni". Poi la minaccia ai governatori: "Pronto a denunciare"
Scrive al Corriere della Sera, il supercommissario Domenico Arcuri, e assicura: "Non siamo in ritardo sui vaccini". E il fatto che l'uomo scelto dal premier Giuseppe Conte per gestire l'emergenza Covid si sia sentito in dovere di difendersi sul Corsera con una lettera pubblica, forse, spiega meglio di ogni altro dettaglio il livello di pericoloso "sbandamento" che corre il Paese.
Dal 27 dicembre, dice Arcuri, "il primo stock è arrivato 5 giorni fa e in poche ore i vaccini sono stati consegnati ai 293 punti di somministrazione preposti sul territorio. La vaccinazione spetta poi alle Regioni". Le prime categorie da vaccinare sono state individuate nel personale sanitario e sociosanitario dei presidi ospedalieri, con l'obiettivo di far diventare Covid-free gli ospedali, e nel personale e negli ospiti delle Rsa. "Un milione e 800 mila persone in tutto a cui - sottolinea il commissario - contiamo di somministrare entrambe le dosi entro il prossimo mese". A febbraio toccherà invece alla persone con più di 80 anni, oltre 4 milioni. Poi alle persone dai 60 agli 80 anni, alle forze dell'ordine, gli insegnanti e il personale scolastico, i fornitori di servizi pubblici essenziali, gli operatori del trasporto pubblico locale, il personale carcerario e i detenuti. Poi, il resto della popolazione.
Serviranno milioni di dosi, fino a 120 per tutti gli italiani. Quando ci saranno, sarà avviata la campagna di vaccinazione di massa, che Arcuri spera di concludere in autunno. E sulle polemiche per le differenze tra Regioni, alcune hanno usato il 50% delle dosi ricevute, altre il 3, il commissario taglia corto. "Sono passati pochi giorni, è presto e sarebbe strumentale fare già consuntivi. Sono certo che ci sarà spirito di collaborazione che porterà ad azzerare queste asimmetrie". Altrimenti dice, sono pronto a denunciarlo. Intanto si attende per domani il via libera al vaccino Moderna da parte dell'Ema.