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Giulio Regeni, "non esiste base per un processo": l'ultimo affronto dei magistrati egiziani all'Italia

Sul caso di Giulio Regeni siamo dinanzi a un nuovo affronto da parte dell’Egitto, con l’Italia che incassa in silenzio. “Attualmente non esiste una base per un procedimento penale sul rapimento e l’omicidio di Regeni”, si legge nella nota della procura del Cairo, che ha respinto i sospetti e le accuse provenienti dalle autorità italiane e ha affermato che gli autori del crimine restano sconosciuti. Lo scorso 10 dicembre la procura di Roma aveva chiuso le indagini sul caso del ricercatore friulano, che era stato rapito, torturato e ucciso nel 2016 in Egitto: erano stati contestati a quattro 007 egiziani il reato di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate.

La procura ha ritirato tutte le accuse nei confronti dei quattro agenti e di un poliziotto dell’agenzia di sicurezza nazionale, affermando che nessuno di loro ha avuto un ruolo nel sequestro, nelle torture e nell’uccisione di Regeni. I responsabili sarebbero da ricercare in una “banda di criminali che era solita rapinare italiani ed egiziani”, una versione che però ha già suscitato reazioni sdegnate in Italia: “La magistratura egiziana conferma l’indisponibilità a collaborare con quella italiana - ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia - e questo fatto, oltre ad essere un attacco alla procura di Roma, io credo sia un attacco anche complessivamente alle istituzioni italiane dalle quali, parlo del governo, mi attendo una reazione molto decisa”. 

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