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Milano in zona rossa, la gente in strada: la sfida a Conte e Speranza

Milano si sveglia zona rossa. Ma non è la Milano deserta e immobile del lockdown di marzo. In giro di gente ce n'è ancora, soprattutto nelle ore di punta, i bar sono aperti per l'asporto, i mercati rionali animati, anche se un po svuotati dalle nuove misure. E poi ci sono le scuole, fino alla prima media, che continuano a funzionare in presenza, librerie e cartolerie con la saracinesca alzata.

Dalle parole di chi stamattina ha potuto rialzare la saracinesca trapela un misto di rassegnazione e spirito di sopravvivenza. Siamo andati al mercato rionale di via Stresa. Le nuove misure previste dall'ultimo decreto hanno imposto la chiusura di molte bancarelle, ma gli alimentari e chi vende prodotti per la cura personale ci sono e provano ad andare avanti. "Queste restrizioni ci possono anche stare - ci ha detto Antonella che insieme al marito Luciano vende frutta e verdura - però non avendo un punto di riferimento, i bar chiusi diciamo che non è una buona soluzione, dovrebbero pensare meglio a quello che fanno". "Le conseguenze sono queste - gli fa eco un collega di una bancarella poco più avanti osservando il panorama desolante davanti a sè - la gente è terrorizzata e non viene a comprare, il mercato è vuoto meno male che ce la caviamo con quattro clienti fissi che vengono lo stesso".

Un argine al crollo delle vendite sono proprio le consegne a domicilio per le quali tutti si sono già attrezzati. "Abbiamo già avuto un sacco di telefonate ieri di clienti che stentano a uscire - ha spiegato sempre Antonella - che non erano pronti perchè tanti erano confusi". "Mi sembra abbastanza tranquillo per ora - ci ha detto il titolare di una rosticceria ambulante - devo dire che alcuni miei clienti mi hanno telefonato a casa perchè non se la sentono di uscire".

Gli ambulanti più indignati sono quelli che vendono intimo, abbigliamento per bambini che da sabato saranno costretti restare a casa. Un'ordinanza del Comune di Milano, nella tarda serata di ieri, ha di fatto consentito l'apertura solo agli ambulanti di alimentari, dopo una iniziale possibilità di poter continuare a lavorare anche per queste categorie non food.

"Come è? - ci ha detto una ambulante che da 30 anni vende abbigliamento per l'infazia - Brutta perchè ci dicono una cosa poi un'altra, ci avevano detto che potevamo ma da domani non possiamo per cui da domani basta, oggi è così domani staremo a casa. Due chiusure in un anno sono veramente troppe, anche perchè la gente era contenta di sapere che noi c'eravamo perchè i bambini continuano ad andare all'asilo e a scuola ma da domani basta!".

In questo lockdown soft, dunque, chi può continuare a lavorare lo fa in tutti i modi possibili, ingegnandosi per non violare le regole ma anche per preservare un barlume di normalità. Alla pausa caffè, per esempio, non si rinuncia anche se si è costretti a sorseggiarlo in un bicchierino di plastica in piedi per strada. Loro, i gestori dei bar, servono caffè e colazioni coi tavolini davanti all'ingresso che sostituiscono i classici banconi. Come va?, chiediamo a uno di loro: "Non bene però ci proviamo - risponde - eravamo già attrezzati col primo lockdown, la roba che è rimasta la stiamo riutilizzando". Certo le nuove misure pesano sul bilancio di un anno drammatico ma si prova a resistere: "Se calcoli quanto è pesato quello di prima più quello di adesso siamo a un bel 80% e mi ritengo fortunato - ci dice - perchè ci sono altri che non hanno ancora aperto".

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