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Iene, Filippo Roma aggredito alla festa del M5s a Napoli: vergognoso agguato grillino

A Luigi Di Maio è bastata una manciata di minuti per spazzare via il ricordo del "VaffaDay" e quello di un movimento, il suo, che faceva degli ideali i pilastri dell' azione politica. Assaggiato il potere e adagiate le terga sulle comode poltrone che contano, i grillini hanno cambiato idea. «Governeremo per i prossimi 10 anni», spiegava ieri da Napoli Giggino nostro, che per evitare fraintendimenti aggiungeva: «Noi siamo l' ago della bilancia per qualsiasi governo si voglia formare nel Paese». Insomma destra o sinistra, Lega o Pd, poco importa. L' importante è stare al potere il più a lungo possibile, con buona pace del Parlamento che non verrà più aperto come una scatoletta di tonno. Evidentemente i grillini, una volta assaggiato il prodotto, si sono convinti a riporre l' apriscatole nella credenza. Meglio sedersi a tavola e godere delle portate offerte. Del resto, sempre ieri e sempre Di Maio chiariva che: «A chi mi chiede "ma allora non possiamo più insultare il Pd?", io dico basta insulti e basta parlar male degli altri. Dobbiamo concentrarci a parlare di quello che stiamo facendo noi». Concetto ribadito anche da Beppe Grillo, la cui giornata è stata scandita da una serie di incontri e da un pranzo riservato con i big del Movimento, che ai cronisti presenti a Napoli ha detto: «L' alleanza col Pd non si discute. La gente capirà». Ovviamente anche la narrazione delle gesta grilline deve essere fatta secondo i desiderata pentastellati. Si apprende così che se a Roma la monnezza non viene raccolta e se i cda delle partecipate (scelti dalla sindaca Raggi, incoronata sul palco da Beppe Grillo che la definisce «la nostra guerriera») si dimettono al ritmo con cui si sgrana un rosario, la colpa non è dei Cinquestelle o di Virginia Raggi. No. La colpa è dei giornalisti «che non raccontano la realtà». Tra questi c' è anche l' inviato delle Iene, Filippo Roma, aggredito fisicamente da un centinaio di attivisti e salvato dall' intervento delle forze dell' ordine. La kermesse partenopea è servita anche a chiarire le prossime mosse di M5S. A partire dalle prossime regionali: «Nessuna alleanza col Pd, ma patti civici col Pd», s' arrampica Di Maio, che in Campania chiude a un accordo con De Luca. Poi Giggino avverte anche Renzi sullla legge elettorale che «non è un tema che ci farà restare al governo. Si può votare anche così». Chiusura con la riorganizzazione del partito, che passerà sempre da Rousseau, con un complicatissimo incastro di progetti da presentare e competenze da dimostrare. Il tutto verrà poi valutato da una nuova figura: dopo i Navigator (disoccupati assunti per trovare lavoro ad altri disoccupati), ora arrivano i Facilitatori, che avranno il compito di organizzare riunioni mensili per aggiornare e formare gli iscritti. Unico sollievo: almeno questi non dovremo pagarli noi... di Fabio Rubini Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

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