Reggio Emilia, in diretta su Facebook a 220 all'ora: il video prima dello schianto
Il maledetto vizio di sfidare la vita o forse solo di prenderla per i fondelli... Verrebbe voglia di inserire un monito alle persone che si accingono a leggere questo pezzo, come si mettono le pecette ai video della rete che possono ferire gli animi sensibili: «Occhio che il filmato che segue non è adatto a un pubblico impressionabile». Qui troverete parole non immagini. Ma l' effetto è lo stesso e somiglia tanto all' abisso. Due giovani vite se ne sono andate, volatilizzate dopo una folle corsa a 220 all' ora, rigorosamente postata su Facebook come impongono i tempi moderni. Leggi anche: Jeremy Kyle Show, concorrente smascherato dalla macchina della verità si suicida: sospeso il programma Luigi V. e Fausto D.M., 39 e 36 anni, di Reggio Emilia. È il loro sabato sera di sballo e divertimento e provoca anche qui, sulle grandi strade grigie che attraversano la campagna piovosa e cupa di maggio, quel formicolio alle mani e quello stordimento febbrile che si vive nelle grandi città. Il video inquadra l' abitacolo di una Bmw 320 che macina chilometri dell' autostrada A1 (nel tratto tra Modena Nord e Modena Sud) come il Pacman dei vecchi videogiochi masticava palline gialle. ESALTATI Due amici, due compagni di avventure, seduti uno accanto all' altro: «Siamo sull' A1 e stiamo andando a Rovigo.... Siamo solo ai 200 all' ora. Faglielo vedere, faglielo vedere che siamo ai 200... Ecco in questo istante tocchiamo i 220. La strada è pulita, questa bmw è un mostro». Asfalto che scompare sotto le ruote come le famose palline del videogioco. In lontananza si intravede il triangolo rosso e bianco degli avvisi in autostrada.... Loro ci scherzano sopra: «C' è babbo natale», non vedi? e giù risate smodate. Un lampo di razionalità si infila dal pertugio di un finestrino: «Ci fermiamo all' autogrill?». Ma è solo un attimo e quello dopo siamo già al chissenefrega di pigliar fiato: «Noooo, ci sta aspettando la droga e il resto». Il resto è un buio fondo come il mare di notte. Come la paura. Come la vita che poteva essere e non sarà mai. E per sapere come è andata tocca accontentarsi di una scarna agenzia di stampa: «Il conducente ha perso il controllo del mezzo per la velocità, andando a sbattere più volte contro il guardrail... I due allora sono scesi, forse storditi, a quel punto sono stati falciati e uccisi da una o più vetture». Punto. Silenzio. Tocca a noi parlare. E dire di quei due uomini, non si è più ragazzi dopo i 35 anni, che dovevano andare a una festa tecno - con musica a palla, droga e alcol e quel ballare che è sfinimento o forse liberazione - e sono finiti schiacciati in autostrada come le formiche. Quel che segue lo potete immaginare. Strada chiusa al traffico, le luci delle ambulanze, gli inquirenti che vagliano tutte le ipotesi. Sappiamo poco delle due vittime ma possiamo immaginare il dolore che bussa prepotente e dannato alle casette silenziose delle famiglie. Una mamma in pigiama che si stringe la vestaglia e poi scoppia in lacrime. Un papà che vacilla e poi si afferra i capelli bianchi, vorrebbe strapparli e buttarli dentro un secchio insieme allo strazio del cuore. E la fidanzata? Ci sarà stata una morosa o una moglie che amava e sognava cuori e languidi baci e ora non sa più chi amare e chi sognare. ODIATORI DA TASTIERA Ma mentre la morte fa tutti i passi che deve - soccorsi, accertamenti, obitorio, visite ai parenti - il maledetto video di quell' ultima follia è lì che impazza sui social, un mostro maledetto e avido che in un attimo comincia a essere cliccato, condiviso, sbeffeggiato. Il dolore di pochi e l' odio sgrammaticato di molti. «Coglioni che siete». «Vi sta bene, ve lo siete cercato». «A quell' età che cazzo avete in testa?» Un poveretto (non nel senso buono del termine ma in quello che si attribuisce ai miserevoli e ai cattivi) scrive che si è trattato di una faccenda di «selezione naturale». E incita la folla becera: «Finché si ammazzano da soli senza rovinare la vita di altri avanti così». Poi ci sono i buoni e compassionevoli, gli amici veri come Matteo: «Fausto ha avuto una vita che non l' ha aiutato a costruire un equilibrio che possiamo avere noi. Un po' di rispetto per favore, nella speranza che possa trovare la pace che non ha avuto in vita». O Sandra che ha anche lei parole gentili: «Fausto riposa in pace...». Fausto appunto. Leggiamo di lui su Facebook. Aveva il diploma di terza media e faceva il parrucchiere. E con la sua cresta dritta sulla testa faceva i video ai suoi clienti, li pettinava alla maniera dei giovani, e loro uscivano contenti. Poi quell' ultimo filmato del 10 maggio. Premonizione tremenda o solo racconto di un' altra notte di scorribande e di un' altra bravata, anzi diciamolo, di un' altra cazzata. Beep, parte il video: abitacolo della macchina, un uomo alla guida e il suo amico accanto. Riprendono la corsa e la sfida: «Siamo sulla strada vicino a Budrio, 220 all' ora, su una strada di campagna oddio sto maleeeee». «Dovevi andare piano» - scrive semplicemente un amico disperato e ha ragione da vendere: dovevano andare piano. Non si sa come è andata fino in fondo questa tragedia della strada, (sono state individuate due auto e interrogati i conducenti), si sa però che i 220 all' ora sono una fessa follia. La vita invece è roba seria. di Simona Bertuzzi